11. Io cerco (eccentrico professore)

“Se dovessi darvi un tema in classe che non tratti di poeti novecenteschi, vi darei qualcosa di estremamente difficile e complicato, qualcosa che nella vostra piccola, povera e insulsa mente possa creare sconforto. Creereste un artifizio di tal maestria da crearmi confusione e in modo tale che io capisca non ciò cosa volevate farmi capire, ma ciò che io voglio capire? E, siccome ciò che voglio capire dovrebbe essere, secondo la mia logica, corretto prendereste una sufficienza? Dubito siate capaci. D’altro canto avete affinità con la nostra lingua: infatti io qui, in questa master class, cerco la creme de la creme e più in particolare cerco qualcuno che sappia darmi prova non soltanto di maneggiare l’italiano, bensì di dominare la parola stessa in qualunque lingua sia scritta. Vi metto alla prova.” ripeté alla classe L’Eccentrico Professore.

Tutti erano zitti e silenziosi. A dir la verità in questa suddetta master class nessuno era veramente zitto, poiché nella mente di tutti giravano pensieri come: ma quando si zittisce questa gallina centenaria? il giorno del tema mi fingo malato e vado al bar con gli altri. Tuttavia nessuno immaginava che L’Eccentrico aveva già  pronto il tema e che lo avrebbe consegnato nell’ora seguente di supplenza.

“Siete felici? Dubito. Io oggi cerco un degno scrittore, chi può definirsi tale? Oggi come oggi il mondo è pieno di persone egocentriche che si definiscono scrittori solo perché sanno riempire di sciocchezze cinquecento pagine, ma io invece so cos’è un vero scrittore! Un artigiano della parola e un fabbro del logos. Parlo a voi grecisti come se parlassi a delle capre? Non credo. Dimostratemi chi  siete, solo chi sarà in grado di manovrare la parola otterrà un’eccellenza. Gli altri nemmeno un tre, molto meno: inclassificabile!” In realtà gli altri non avrebbero ricevuto alcuna valutazione, ma era un segreto. Finito  il discorso, L’Eccentrico distribuì il compito che venne svolto nelle sue regolari due ore. Terminato, gli studenti tornarono a casa con la consapevolezza che recuperare un inclassificabile sarebbe stato arduo. L’Eccentrico  Professore andò nella sua lussuosa dimora per cominciare la lettura dei temi: su ben trentuno alunni, nessuno riuscì a soddisfare la richiesta della verifica. Il giorno dopo L’Eccentrico arrivò in classe più sereno del solito, il che era molto strano. “Sono felice dei vostri temi, ragazzi.” Tutti scoppiarono in un grido di gioia e alcuni iniziarono anche a fare la ola come se fossero allo stadio. “Non capite, citrulli? Sono dei disastri assoluti e ne sono felice.”

Tutti rimasero a bocca aperta e non capirono più niente. Il Professore si spostò nel centro dell’aula e cominciò a camminare avanti e indietro, borbottando “Allora, devo dire che la traccia era scomodamente una e che era complessa; vi si chiedeva di dare una corposa definizione di minimo quattro facciate di parola. Definire la parola. Come diamine è possibile? Quale mente acerba, marcia e folle potrebbe aver mai concepito una simile traccia? La mia ovviamente. Credete che io sia qui a fare lo spaventa alunni? Probabilmente si, lo pensate. Io invece penso tutt’altro. Se io avessi cercato di insegnarvi la parola, voi non mi avreste ascoltato per più di due minuti. Ovviamente! E’ ovvio! Ma poi ho pensato che, se avessi chiesto dirimpetto di definire il vocabolo parola, ognuno avrebbe potuto dare una propria interpretazione al termine in questione, che, sebbene sia un termine banale, è paurosamente difficile da definire. Ora definiamola insieme; anzi no, la definisco io. La parola è paura, perché ciò che al primo ascolto non si può capire ci fa ovviamente paura. La parola è tutto e niente. Ci emoziona e ci ferisce; è simbolo di diversità: come differenziate un inglese da un italiano? Sentendolo parlare. E’ l’espressione del nostro pensiero e della nostra personalità! Se noi non parliamo come facciamo a farci capire? Parola è vita! Perché ciò che non parla non è vivo! Molti mi hanno risposto cose simili, ma io cercavo un foglio con scritto: mi arrendo, io parlo e vivo, quindi vado a vivere. Eppure c’è chi ha fatto un tema di quattro facciate, piene di elementi interessanti, ma che non mi importano. Se dovessi dirvi chi ha fatto un bel tema, direi chi ha scritto di meno. Avrei forse apprezzato anche un elenco di parole a caso come: mortadella, cannuccia, dentifricio e coriandoli. Sono parole, ma voi pensate che io cerchi sempre risposte logicamente complesse. Io cercavo un fabbro, che non ha bisogno di farmi vedere incudine e chiodo per dimostrarmi di essere un fabbro. Cercavo qualcuno che viva e che è ciò che è; sapete quando è difficile parlare? Immagino di si, visto che siete costantemente messi alla prova. Uno di voi potrebbe dire Vaffanc*lo prof! e avrebbe tutte le ragioni di questo mondo. Io sono venuto qui a cercare in voi un fabbro della vita, che non ha bisogno di un professore per dimostrare di essere capace di scrivere, perché ciò che conta è saper dominare la parola e la parola è in noi costantemente; non serve un tema. Speravo ci arrivaste da soli. Se, interrogandovi, vi avessi chiesto cos’è la parola, mi sarebbe bastato un ciao  volgare. Non capite nulla.” L’Eccentrico finì il discorso e uscì dalla classe. Il giorno dopo gli alunni vennero a sapere che si era dimesso e che avrebbero avuto supplenza a tempo indeterminato nelle sue ore. Peccato! Aveva iniziato a stargli simpatico. Magari la prossima volta avrebbero fatto un tema bianco, scrivendo -Ci manchi, Eccentrico!-  Eccentrico mancherà a tutti, eccome se mancherà! Basta un discorso per convincere adolescenti dell’intelligenza di qualcuno. Ecco dov’è la forza della parola, nei fatti.

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