24/2015. Osso duro

Marta. Marta ha paura, paura del cibo. Paura di mangiare.

Ma come è possibile? Il cibo è gioia, il cibo è fame, il cibo è colore, profumo, aroma… il cibo è vita!

Eppure per Marta non è così. Marta vede il cibo come un nemico, un nemico da sconfiggere. Mangiare è diventata una lotta contro se stessa e contro gli altri.

Marta non vuole mangiare.

Ha paura di fallire, non si sente libera di sbagliare, di cambiare… è insicura, rigida su se stessa, si punisce se sbaglia, se non è attenta a come reagisce, a ciò che fa… Ed esercita questo controllo quasi maniacale sul cibo.

Un’angoscia la prende: è la paura di non piacere. E questa stessa paura la spinge a rifiutare il cibo in ogni sua forma e a chiudersi sempre di più in se stessa. Si nasconde dietro un sorriso mentre in realtà tiene tutto dentro, ogni cosa, anche la più grande. E nessuno si accorge che realmente sta male, sta male davvero.

Nessuno, nemmeno Marta, saprebbe dire come tutto ciò ha avuto inizio. È sempre stata insicura, introversa, incapace di costruire delle amicizie. Quando si guardava allo specchio si vedeva grossa, le sue gambe… le sembravano enormi! Era arrivata ad odiarsi, ad odiare il suo corpo e il suo carattere timido che la frenava. Ogni volta che qualcuno tentava di penetrare lo spesso strato di autocontrollo che si era costruita intorno Marta si sentiva inadeguata, impaurita da qualsiasi tipo di relazione umana. La spaventavano le persone e, ancor più, l’idea di deluderle e cercava di rendersi invisibile, sempre più invisibile. L’unica soluzione possibile era scomparire. E fu così che scoprì un modo di sentirsi forte.

Affamarsi era l’unica cosa da cui traeva l’energia per proseguire, era il suo motore, una potenza che la faceva sentire diversa, superiore. Sempre più magra e sempre più distante da quella che era stata la sua vita fino a quel momento.

Quando Marta non mangiava si sentiva superiore perché riusciva a resistere alla fame… aveva ormai eliminato ogni tipo di cibo, conosceva a memoria tutte le calorie degli alimenti. Passava la sua giornata a calcolare, a pensare a come poter non mangiare o a come poter ridurre le porzioni. Era arrivata ad avere un budget di calorie giornaliero che non superava le 600. Il senso della sua vita era dettato solo da numeri: bilancia, calorie, misure del corpo, minuti di attività fisica…  Elaborava strategie, stratagemmi per nascondere il cibo… per buttarlo! Le sue tasche erano piene di briciole di pane, quello stesso pane che nascondeva nei cassetti di camera sua o buttava nella spazzatura.

Quello stesso pane che dava al suo cane pur di non mangiarlo. Era arrivata a odiare il cibo e a temerlo ogni volta che si sedeva a tavola.

Davanti al piatto subiva una trasformazione. Era irriconoscibile: piangeva, urlava… tutto per non mangiare, per paura di riprendere peso, qualche grammo di peso. Si sentiva lievitare per un boccone di verdura, si sentiva in colpa per aver mangiato, si sentiva gli occhi puntati addosso.  Stranissimo ma ogni volta che saliva sulla bilancia e vedeva il numero scendere si sentiva fiera, ogni volta che faceva una restrizione, che si privava del desiderio di un dolce, che riusciva a resistere a una tentazione, Marta si sentiva potente! Riusciva ad avere il controllo della sua vita, il controllo sul cibo, il suo nemico! Le piaceva vedere il suo corpo assottigliarsi… era arrivata ad amare le sue ossa, voleva le sue ossa!

Ormai aveva un ossessione per il cibo, non riusciva a capire che senza si muore. Aveva fame,

moriva di fame ma aveva talmente tanta fame che non sentiva nemmeno i crampi alla pancia, anzi sentire lo stomaco che si restringeva era diventata una sensazione di piacere. Era arrivata ad avere una vita di privazioni. Non solo si privava del cibo, degli affetti e della vita sociale, ma aveva anche smesso di uscire: aveva paura di dover mangiare fuori davanti agli altri, non sapeva più come vestirsi, perché si vedeva troppo grassa, aveva un controllo ossessivo-compulsivo di tutta la sua vita, persino i bicchieri sulla tavola dovevano essere allineati perfettamente.

Marta non aveva capito e non voleva ammettere di essere anoressica. Prima aveva solo sentita nominare questa malattia che le pareva essere la “fissa” di alcune ragazze che non hanno altro a cui pensare.

E invece non è così. E’ una malattia con la M maiuscola, una malattia seria dalla quale non è facile guarire, soprattutto perché non esistono farmaci, non esiste cura se non la volontà che deve diventare la forza per reagire.

Marta ha le mani fredde, gli occhi spenti, il viso scavato, gli zigomi pronunciati, le ossa sporgenti, le gambe stecchini, i piedi gelidi, le braccia sottili, i capelli cadenti o lanuginosi.

Ma il suo problema non è solo esteriore, non lo si può catturare con uno sguardo, non si limita alle sembianze scarne della ragazza o all’inquietante sporgenza delle ossa del bacino: il suo problema sono quelle due anime, quelle due vite opposte in un solo corpo. Si è ritrovata a naufragare, sempre più lontano, trasportata dalla corrente, verso un abisso. È in balia di quella corrente, che è la vita di cui lei non tiene più le redini. Più passa il tempo più l’anoressia prende il sopravvento nella sua vita e Marta si sente sempre peggio: triste, cupa, spenta, fragile… Ma soprattutto Marta ha paura: paura di mangiare, paura di tornare a vivere…

È come se ci fosse un’altra voce dentro di lei, un’altra Marta che non riesce a controllare, più forte e determinata, subdola, che escogita strategie pur di non mangiare. Ma questa non è la vera Marta! Questa non è lei, non si riconosce più, s’è persa…

Ha perso il controllo della situazione, il controllo sul cibo.

Marta si è inconsciamente accorta di tutto, ha scoperto il suo dolore e quello è stato il momento peggiore. Si è sentita cacciata dal suo ‘paradiso’, svuotata dalla potenza del suo malessere. Si è resa conto della sua follia e ora lotta contro di essa, anche se la malattia che l’aveva tenuta in pugno per mesi tentava di riemergere e sovrastare la ragione. Ha anche capito che non vuole più sentirsi così… fragile, confusa, con la paura di tornare a vivere, di non riuscire ad affrontare la vita, la sua strada. Ora si trova imprigionata in una clinica che cerca di guarirle il corpo e la mente, con sofferente monotonia, giorno dopo giorno, costretta a seguire una dieta di mantenimento che la soffoca. Ha ancora una paura terribile del cibo, ogni volta che si siede a tavola cambia espressione, le affiorano in testa mille pensieri. Deve lottare contro la voce che le dice di non mangiare, di resistere, di non cedere. La malattia ancora continua a ripeterle: “tu sei più forte, tu vivi anche senza cibo”. Ma non è un vivere… che vita è? Piena di privazioni, di ansia, di angoscia…
Ora Marta mangia… ma a volte non vorrebbe… eppure deve e lo fa perché deve tornare a vivere, deve volerlo… Questo però dipende solo da lei. Purtroppo non c’è medicina che possa sistemare questa situazione se non c’è comprensione …

E Marta allora ha deciso di REAGIRE per poter tornare finalmente a essere libera, libera da questa gabbia.

Sta riprendendo quel viaggio che è la vita, che nessuno smetterà mai di compiere, all’inseguimento dei sogni che ognuno di noi custodisce. Ha iniziato a capire che l’unica cosa da fare è credere in se stessa, non avere paura di tentare, non avere paura di cadere. Sta imparando che non è il peso che conta: il cibo è solo la punta di un iceberg. La magrezza è solo la maschera dietro cui si nasconde un profondo disagio esistenziale e psicologico.

Marta è un osso duro e sta lottando per la sua vita!

2 thoughts on “24/2015. Osso duro

  1. molto bello … apprezzo la decisione di reagire nonostante la cosapevolezza di una strada difficile e dura.

  2. Marta supererà questo difficile momento, ha le risorse per farlo. Le servirà concentrare i suoi sforzi e la sua attenzione su quanto di bello c’è in lei e intorno a lei

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