27/2015. Spaghettica

Corre l’anno 2096. Una navetta si allontana mentre la Terra ruota lenta, costante, e i computer accelerano. Danze di intelligenze celesti, illusioni degli antichi, prendono forma in stormi robotici di macchine spirituali. Le vette, le coste, le foreste del vecchio mondo sono silenziose: il frastuono è oltre l’atmosfera, nelle nuove reti inter-sistemiche. Un fragoroso coro di androidi e post-umani che echeggia in ogni router nel giro di 50 anni luce canta in continuazione, a tempi sempre più veloci, l’inno di una nuova età dei Lumi.

La navetta di linea sta arrivando al sistema di destinazione: lo spettacolo di un nuovo orizzonte si può ammirare anche fuori dal finestrino, non c’è più bisogno di attaccarsi al live-feed. Due stelle, grossi Soli luminosi danzanti nel reciproco campo gravitazionale, sfolgorano nel vuoto. Attorno molti detriti, un pianeta e tante, tante strutture tubulari di rilevamento segnaletico che si agitano lente, mentre ricevono decine di exabyte di dati.

Nash è arrivato ad Alfa Centauri, sta completando un contratto… particolare. D’altronde, non esiste la normalità per un cacciatore di idee come lui. Certo, guadagnare un accesso privilegiato all’ampiezza di banda interstellare è allettante, ma ci sono pur sempre gli aspetti negativi: un giorno cavalchi l’onda dell’economia post-scarsità, il giorno dopo ti ritrovi la cybercorteccia infettata da qualche idea perversa. Ma bisogna correre il rischio, anche quando il tuo cliente è un’intelligenza artificiale che sembra mostrare seri ritardi mentali.

“Secondo me devi lasciar perdere, è troppo rischioso.” Un collegamento video che mostra una figura femminile visibilmente inquieta occupa un quarto del campo visivo di Nash, intento ad ammirare il panorama stellare.
“Cosa è che ti turba esattamente? Il fatto che il mio cliente faccia richieste particolari oppure la mia carriera in generale?”
“No, ascolta Nash, so benissimo quanto sia pericoloso il tuo lavoro. Basta abbassare la guardia per un attimo e si rischia di essere vittima di un qualche folle meme-virus religioso oppure di essere trasformati in zombie al comando di qualche hacker minorenne. Ma lo accetto. Il problema è che il tuo cliente pare essere vittima di qualcosa di simile.”
“Per quale motivo pensi a una cosa del genere? È forse perché tutt’a un tratto si è rivolto a uno specialista per ottenere la ricetta molecolare degli spaghetti?”
“Beh, si. Chi è che mangia più roba organica? Uh, non farmici pensare neanche. E poi che te ne fai se sei un’intelligenza artificiale? Te ne stampi una ciotola, e poi?”
“Non penso sia così importante. Chi siamo noi per giudicare quello che un’intelligenza artificiale vuole o non vuole fare in privato? Ora devo andare, la navetta sta attraccando. Ciao, amore.”

Le porte metalliche pressurizzate di un anonimo complesso residenziale, su un pianeta fuori dalla fascia abitabile, in un sistema stellare binario, sbattono alle spalle di Nash. Mentre, salendo una rampa di scale, sta tentando di trovare nella rete locale un’istanza virtualizzata del proprio cliente una voce lo interrompe, facendolo sobbalzare.
“Buongiorno. È lei Nashar Amidi, il broker ideologico?”
“S… sì.” Nash vede una porta aperta e si affaccia in un piccolo appartamento.
“Spero che abbia ciò che le ho chiesto. E nel formato opportuno.” La voce proviene da una creatura tentacolare, probabilmente l’estensione robotica di un’intelligenza artificiale altamente disfunzionale.
Nash, teso, cerca nelle sue tasche un supporto di memoria flash e lo appoggia su un tavolino al centro del soggiorno. La creatura lo afferra frettolosa e lo collega a una stampante 3D di vecchia generazione, il tutto con un atteggiamento spasmodico e quasi maniacale.
“Mi scusi, se… se posso permettermi, vorrei chiederle perché le stanno così tanto a cuore gli spaghetti del vecchio mondo.” Nel frattempo il macchinario, con un discreto rumore, inizia a fabbricare la pietanza molecola per molecola e il padrone di casa fissa ardentemente la barra d’avanzamento. “Ha speso molto per farmi scendere fino alle riserve puriste Terrestri. Perché le interessa così tanto la codifica molecolare di un piatto? A che serve?”
La creatura continua a fissare il macchinario, senza rispondere. Nash potrebbe essere pronto a giurare che il robot stia provando una sorta di esperienza mistica, quasi riesca a trascendere la propria condizione e identificarsi con l’Universo tramite lo schermo led di una stampante usata.

A un certo punto si sente un forte “click” e la macchina espelle un piatto profumato e fumante di spaghetti al dente. A Nash pare persino di riuscire a vedere l’eccitazione nei gesti della creatura mentre osserva la pietanza e pregusta i prossimi istanti.
“Umani, avete perso la Conoscenza.” Dice questa improvvisamente, prima di divorare in un attimo l’intero piatto con le appendici tentacolari e ordinarne un altro alla stampante.
“Eh? Non capis…”
“La Conoscenza Ultima, l’Essenza dello Spaghetto. Il Senso della Vita.”
“Cosa? Sta parlando del piatto che ha appena mangiato? Pare buono, ma non comprendo il perché di questo anacronismo. Vuole forse tentare di ricongiungermi a qualche lontano ideale di appartenenza alla Terra?”
“Ah, tu pensi che quello per cui ti ho ingaggiato sia un desiderio triviale, quasi da collezionista. La volontà insolita di un folle, fissato con qualche sciocchezza ‘tradizionale’. Oh, non si tratta di questo.” La macchina fa un altro “click” ed espelle un nuovo piatto. “È qualcosa di ben più importante.” La creatura allunga un arto e sospinge il piatto verso Nash. “Mangia.”
“Non me la sentirei, veramente.” La creatura avvicina il piatto ancor di più.
“Osserva, umano. La vedi la forma straordinaria delle appendici amidose? La senti la fragranza che sprigionano nell’aria? Non inizi a capire?” Gli spaghetti torreggiano sempre più imponenti di fronte a Nash. “Filosofi e impostori di ogni genere si sono arrovellati per millenni per rispondere a una sola domanda, la domanda più importante! Ma conoscevano veramente il modo migliore per arrivare a una risposta?” La mente di Nash si annebbia e una visione tenta di palesarsi, mentre ogni allarme antivirale inizia a suonare al massimo della potenza nella partizione virtualizzata del suo cervello. “Bastava solo perdersi nella contemplazione, durante un semplice pasto a base di carboidrati, per intuire il vero Senso… la vera Bontà. E la puoi ammirare ora, di fronte ai tuoi occhi!” “Devi solo mangiare.”

È un attimo di follia: Nash rovescia il piatto e si fionda verso la porta alle sue spalle. È quasi fuori quando un tentacolo lo afferra per un braccio e la sensazione sulla pelle è quanto di più strano si possa immaginare. Un pensiero balena nella mente ormai lucida: “Può davvero essere?”
Nash morde gli spaghetti che lo tenevano fermo, inghiottendoli e liberandosi dalla presa.
Nei secondi passati a scendere la rampa di scale Nash ha prenotato una navetta fuori orario spendendo una fortuna, poco dopo le porte pressurizzate si chiudono alle sue spalle, ed è al sicuro.

“Sapevo che era un lavoro pericoloso.” La donna in video-chat è decisamente turbata. “Nash, per favore. Torna qui. Devi promettermelo.”
“Va bene.” Nash guarda fuori dal finestrino. “Sto arrivando.” Chiude il collegamento.
“Porto qualcosa con me.” Rovistando nelle tasche ripesca un supporto flash.

La navetta sta abbandonando il sistema: lo spettacolo celeste si può vedere fuori dal finestrino, ancora per poco. Due stelle, grossi Soli luminosi danzanti nel reciproco campo gravitazionale, sfolgorano nel vuoto, come luminose e succose polpette. Attorno molti detriti, un pianeta e tante, tante strutture tubulari di rilevamento segnaletico che si agitano lente, come lunghi e deliziosi spaghetti.

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