Quando il nonno è nato, nel ’27, in Italia c’era ancora il Re. Aveva i capelli rossi (il nonno, non il Re) e tutti lo chiamavano Pel di carota. Anche se per me è strano pensarlo così, perché quando io l’ ho conosciuto, i capelli non li aveva già più.
A Milano, a otto anni, correva per le strade a raccogliere i panni da lavare; in cambio qualche lira, e una famiglia senza padre da sfamare. Lo vedo: un ragazzino smilzo (i capelli rossi), il volto illuminato da un sorriso infantile. Lo stesso che aveva quando io l’ho conosciuto. Un sorriso che non è mai passato. A differenza dei capelli rossi e del tempo.
Così il nonno aveva diciannove anni, quando in Italia il Re non c’è stato più. E lo vedo: un giovane composto, silenzioso ma allegro, partecipare con entusiasmo al dibattito tra monarchia o repubblica; che guarda le file di uomini e donne, soprattutto donne, ai seggi elettorali di Milano. Chissà cosa avrà pensato il nonno a diciannove anni, se avrà avvertito la paura del cambiamento, o solo l’inebriante esaltazione della novità.
Come cambia tutto così in fretta, tranne le contraddizioni.
Poi il nonno è diventato uomo, e la RAI trasmetteva in bianco e nero programmi che avrebbe visto solo a distanza di anni, comperando la prima tv.
Una vita ordinaria, la sua. Pochi solidi principi, un lavoro, una famiglia e un gran sorriso. No, il nonno non ha fatto la storia. Ma certamente, l’ha vissuta.
E’ restato tutto incastrato come granelli di polvere tra le rughe del suo volto: Milano negli anni sessanta che scoppia fragorosa come un sacchetto vuoto di patatine, le conteste giovanili, le lotte sindacali, la caduta del muro, la pensione, i prezzi riconvertiti mentalmente dell’euro alla lira, la corruzione, l’innovazione, i primi computer, l’estero…non ho avuto abbastanza tempo per contarli tutti. Ma sapevo che c’erano, ed ogni volta che il nonno sorrideva io, tra le pieghe delle sue guance, vedevo l’Italia.
Ben scritto. Mi piace!
Peccato così breve! Potevi approfondire di più, il tema era bello.