41/2015. Una ricetta dell’amicizia

In un tempo passato, nella regione della Mancha, vivevano due cavalieri grandi amici ma molto diversi l’uno dall’altro. Il più giovane, il tal Fernando, amava la guerra, possedeva un animo poetico e, allo stesso tempo, aveva un grande appetito ed una voracità da lupo, come quella del suo compagno di avventure Giosuè, che però era ozioso e rude nei modi. Loro erano soliti mangiare nella stessa locanda, dove l’oste li aspettava per condurli nel giardinetto interno riservato agli ospiti migliori e dove il profumo dei piatti si univa all’essenza dei fiori ed il rumore proveniente dalla cucina allo scrosciare dell’acqua delle fontanelle. L’odore della carne arrostita inondava tutto il cortile e provocava una certa acquolina in bocca nei due. Spiedini di ogni tipo riempivano i piatti di portata, belli a vedersi ma soprattutto da gustare. I due facevano a gara: divoravano, fra un bicchiere di vino e un altro, portate su portate, odori su odori, sapori su sapori. Quando i due cavalieri battevano le mani, l’oste subito serviva ancora cibo, prelibatezze fumanti pronte da gustare; questa insaziabilità destava l’interesse di una giovane cuoca che sentiva crescere sempre più l’amore verso Fernando. Manifestava questo sentimento nel modo di presentare il cibo, che era sempre più curato nella forma, nel colore e nell’aroma. La curiosità dei due amici aumentava: i cibi erano sempre più vari ma sul piatto del più giovane c’era sempre qualcosa in più, dall’ aragosta ai gamberetti, nel caso in cui era una portata di pesce; dallo stinco all’anatra circondata da fette di arancia a forma di cuore, se le richieste erano di carne. Le portate erano delle vere opere d’arte. Una sera d’estate, i due cavalieri scostarono la tenda della cucina e intravidero una figura angelica. Videro la bella cuoca, una fanciulla dagli occhi brillanti, dai lunghi capelli striati d’oro e dalla rosea pelle delicata. Ne rimasero affascinati diventando gelosi l’uno dell’altro; chiesero all’oste il suo nome e la risposta fu Consuelo. Poi arrivò il giorno della battaglia: il più giovane fu ferito gravemente nel combattimento e, prima di morire, si fece promettere dall’amico che sarebbe tornato all’osteria per chiedere la mano della bella cuoca Consuelo. Così fu, al triste saluto dell’amico seguì il matrimonio; con un grande banchetto dove celebrarono il cibo e l’amicizia.

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