50/2016. Memorie interrotte

È il 23 dicembre. Un pomeriggio. E tutti i passanti di Via Roma furono invasi da particolari pensieri.

Uno, due, tre. Quattro per sicurezza, dai. Almeno una sarà uscita bene. Gli scatti si susseguono come i secondi all’interno della giornata. Ogni occasione sembra essere perfetta per fare una foto. Un ricordo per immagini. Fisso e immobile. Dura per sempre e rimane sempre uguale. Non è più necessario ormai essere competenti, specialisti, ricchi per fare i grandi fotografi. Chiunque può farlo, impugnando con fierezza il proprio smartphone. Scatti nei quali tutti appaiono belli e felici.

Seduta ad una panchina in via Roma, Michela rifletteva sul senso. Non sapeva neanche bene a quale senso stesse pensando. L’amore? L’amicizia? La fedeltà? Osservando la fotografia riflessa dallo schermo, Michela e Matteo, agli occhi di un ignaro osservatore, apparivano come complici amanti sulle sponde di un fiume in un soleggiato, seppur gelido, pomeriggio di dicembre. Soltanto loro due erano però a conoscenza dell’effettiva conclusione di quella giornata. Poco dopo, la confessione: un tradimento. In un secondo Matteo aveva rovinato con banale facilità il ricordo di una giornata all’apparenza perfetta. Un errore adolescenziale. Ma pur sempre un errore che aveva incrinato, anzi spezzato, il loro rapporto, per sempre.

Un centinaio di metri più avanti, Luisa, annoiata al bancone del suo bar, rimuginava sulla serata precedente, su suo marito, suo figlio. Sulla loro felicità. Fra le mani un quadretto: foto di famiglia, con mamma, papà e piccolino dopo la recita di Natale dell’anno precedente. Quale gioia negli occhi del piccolo Luca travestito da renna. Quale rancore negli occhi dei genitori, al termine di un litigio. Inconsistente, come le tante discussioni coniugali, ma impresso per sempre nella stampa di quel lucido foglio. E per cosa? Si chiedeva Luisa, osservando l’immagine, riflesso di una vita desiderata. Riflesso di un amore che, per la testardaggine e l’orgoglio di due adulti incapaci di godersi il presente, spesso era stato il contrario della felicità.

Immagini belle, ma negativamente segnate. Per la necessità di avere, tastare un ricordo. Ma non era forse già impresso nella nostra mente?

Camminando sottobraccio davanti al bar, Francesca e Giulia ridevano guardando una foto fatta in gita a Parigi. I capelli di Giulia erano in netto contrasto con l’azzurro del cielo. Un rosso aranciato che si stagliava su uno sfondo complementare. Il sorriso di Francesca le illuminava il volto di una gioia quasi nuova, mai sentita. Un aneddoto seguiva l’altro, riportato alla memoria direttamente dal tempo trascorso insieme in quella città lontana, resa vicina da un’immagine concreta, palpabile, visibile. Da un’unica fotografia, centinaia di ricordi che soltanto il cervello può conservare e recuperare. Sorrisi spontanei e risate incontrollate. Come se Parigi fosse di nuovo vicina.

Elena camminava piano, mentre sorpassava la ragazza dallo sguardo triste seduta alla panchina. Le sorse spontaneo, a un certo punto, incrociando due amiche a braccetto, canticchiare una canzone. Per un rapporto associativo inconscio, guardandole si disse che ormai era  quasi diventato un obbligo scattare foto a intermittenza. Girare video amatoriali. Come a quel concerto gospel, in cui importante non era la vista, ma l’udito. Ascoltare le melodie, la musicalità emessa dalle voci di un coro carburato dalla passione. Concerto a cui molti, forse troppi, avevano assistito attraverso lo schermo di un cellulare. Ma sì, certo! Per rivivere all’infinito le emozioni di questa musica. Emozioni colte neanche la prima volta, perché troppo impegnati a mantenere ferma la ripresa, si diceva Elena mentre il suo cane annusava un lampione in via Roma. Consapevole che per sempre avrebbe potuto riascoltare e rivivere, dentro di sé, quell’esperienza, contrariamente a tutti i falsi registi che la circondavano. Perché per loro era così difficile godersi l’attimo, nella creazione di un futuro fittizio e vuoto? Nell’effimera illusione di poter provare le stesse emozioni, che già oggi risultano essere fugaci in una moderna incapacità di afferrarle.

”Ci facciamo un selfie?” Propose la ragazza dai capelli rossi.

”Nessun selfie potrà mai superare la felicità contenuta nella foto di Parigi. Magari la prossima volta. Ora godiamoci i ricordi”

E oltrepassandola, Elena le sorrise.

3 thoughts on “50/2016. Memorie interrotte

  1. Ricco di semplici particolari, che evidenziano quanto il mondo di oggi sia legato alle fotografie, che sono tutti i nostri ricordi

  2. Bella la riflessione finale, inquadra perfettamente la tendenza tutta moderna di guardare il mondo attraverso un cellulare. Stile semplice ma scorrevole, che dà vita a immagini che ti rimangono nella mente.
    Bello 🙂

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