Genere: Realistico
Sarebbe tutto immensamente più facile se nella vita si potesse rimanere al sicuro nel proprio nido, al riparo dalle peripezie della vita e dalla cattiveria del mondo. Nessuna ingiustizia, nessuna preoccupazione, nessuna interferenza; ecco la ricetta per una vita lineare e rassicurante.
Chi aspira a una vita del genere, guarda con timore al viaggio che non sembra una prospettiva allettante per una crescita interiore bensì un pauroso modo per perdere sé stessi e per perdere la retta via che ci porta sempre a casa.
Ci sono poi diversi tipi di viaggi: quelli avventurosi, quelli culturali, quelli per divertirsi, quelli per trovare lavoro o prospettive di vita migliori e infine, ma non meno importanti, ci sono i viaggi alla scoperta di sé.
Il mio viaggio è cominciato a settembre in concomitanza con l’inizio del nuovo anno scolastico. Non è stato un viaggio programmato né tanto meno desiderato, semplicemente e aspramente imposto dalle circostanze, più o meno giuste, della vita.
Il mio viaggio si chiama bocciatura, dura ormai da 6 lunghi mesi e ormai non posso più definirmi solamente una turista.
Sembrerà bizzarro definire una bocciatura come un viaggio ma per me è stato ed è tuttora così; non ho preso con me le valigie né le guide turistiche bensì la cartella e i libri di scuola e desolata e sconfitta sono entrata nella stessa classe dell’anno prima.
All’inizio è stato esattamente come me lo immaginavo, noioso e demoralizzante, una punizione capitale da infliggere ai miserabili, ai falliti, una macchia che ti segna per tutta la vita.
Con il tempo le ferite si rimarginano e soprattutto si acquisisce quella distanza capace di farci analizzare i fatti in maniera più razionale discernendo il bene dal male.
Così è stato per me, dopo qualche mese ho potuto cogliere le differenze e ho potuto assaporare la gioia di portarmi a casa il bottino di un lungo viaggio.
Quando si parte per un viaggio, di solito, si aspira a tornare più saggi, più abbronzati o più esperti e in un certo qual modo è successo anche a me, non ho acquisito un colore invidiabile, non sono diventata un premio Nobel ma ho guadagnato qualcosa che ritengo altrettanto importante: maggiore consapevolezza di me.
Sul frontone del tempio di Delfi secoli fa incisero la celeberrima frase : “Conosci te stesso” e credo di comprendere solo ora , un po’ più a fondo, il significato di questa affermazione.
Mi sono sentita una fallita per troppo tempo e solo dopo sono riuscita a capire che l’opportunità che mi è stata concessa è unica, ho potuto incontrare nuove persone, nuovi sorrisi, nuovi pensieri e ho potuto confrontare la me stessa di oggi con quella di allora, vedere come nel giro di un anno le opinioni possano cambiare e capire più a fondo quali fossero i miei veri limiti. Curioso quanto siamo assoggettati alle opinioni altrui riguardo ai nostri meriti e ai nostri vizi e quanto poco conti ciò che pensiamo di noi stessi. A settembre vedevo una persona debole, arresa alla vita e alla cattiveria altrui, ora vedo una persona diversa , un po’più forte e più consapevole dei proprio limiti ma anche in grado di riconoscere i propri punti di forza.
Nonostante qualche rimpianto, scaturito dalla delusione di non essere stata considerata idonea ad affrontare un percorso sulla base di una sola materia e non nell’insieme della mia persona e delle mie capacità, in fondo sono costretta a ringraziare questa costosa agenzia di viaggi: mi ha spedita in un luogo più freddo del Polo Nord e più bollente dell’Equatore, facendomi ritornare a casa più forte e più consapevole di me.