01/2016. Riflessi di sè

6.50, giovedì mattina, inverno. Solito bar.

Afferro con un gesto meccanico la maniglia e non appena apro la porta una folata di caldo attraversa il mio corpo infreddolito. Mi avvicino al bancone :“Un caffè americano da portare via, per favore” :“Zucchero?” Faccio cenno di no.

Mentre aspetto mi guardo pigramente intorno. Il locale è semivuoto, solo un vecchietto che mangia soddisfatto una brioche al cioccolato e due ragazzi con pesanti valige al fianco. Uno dei due tira l’altro per il braccio verso uno specchio e con fare ammiccante si scattano una foto. :“I’m definitely not going to post this one” dice il primo :“The shadows under my eyes are so dark I look like a panda”.

Senza volerlo, quasi inconsciamente, mi giro verso lo specchio. Ho anche io le occhiaie. Sono pesanti, fanno risaltare l’azzurro dei miei occhi. I miei capelli rossi assomigliano ad una massa riccia informe. Il mio viso è coperto di lentiggini; abbastanza comune se hai una nonna irlandese e genitori poco fantasiosi. É strano come quei riccioli, risultato  di geni tramandati da una generazione celtica ad un’altra condividano lo stesso corpo di quelle lentiggini, uno spruzzo appena accennato sotto occhi che ogni giorno guardano l’Italia.

Ripenso alla carta d’identità nel mio portafoglio; anche se non lo vedo direttamente, so che crea un buffo rigonfiamento nella tasca della giacca. Basta un frazione di secondo e un dubbio lancinante mi assale; lo sento che preme sulle mie meningi e non so come liberarmene.                                                                                          A cosa appartengo? Ha senso che io mi definisca italiana?

Sono nata in Irlanda; i miei genitori si sono trasferiti in Italia subito dopo e lì mi hanno cresciuta nel segno di usanze irlandesi, pur assecondando le abitudini locali. Parlo due lingue fluentemente e a scuola ne studio una terza. Non sarebbe più azzeccato dire che sono cosmopolita, cittadina del mondo? Di certo non sono la sola; è un pensiero incoraggiante.

Sposto lo sguardo verso il soffitto: è di un bianco stinto, con qualche crepa. Una perplessità si fa strada nella mia mente: e allora quei ragazzi di prima? A chi come loro con i social network azzera distanze chilometriche, a chi manda messaggi in una lingua inframmezzati da parole straniere, a chi viaggia e impara a conoscere costumi diversi, non si può forse adattare la stessa definizione? E’ cosmopolita solo un individuo con natali di nazionalità differenti o anche chi si fa portatore di  abitudini ormai diffuse in tutto il mondo?

E’ una certezza il fatto che in ogni albero genealogico ci siano persone provenienti da nazioni diverse, con lingue diverse, facce diverse, storie diverse. Straordinariamente mi accorgo che in questa varietà si è tutti uguali, pur essendo così diversi all’apparenza. In un baleno diventa palese che siamo tutti mossi da un solo sentimento, che tendiamo tutti alla felicità, che siamo tutti umani pur rimanendo tutti individui distinti. Siamo un popolo unico. Con un sospiro di sollievo penso che in fondo non ci sia contraddizione se considero il mondo la mia casa.

<< 1,30€ per favore>>

Mi giro con un sussulto e allungo una banconota da 5€

<<Tenga pure il resto>>

5 thoughts on “01/2016. Riflessi di sè

  1. “E’ una certezza il fatto che in ogni albero genealogico ci siano persone provenienti da nazioni diverse, con lingue diverse, facce diverse, storie diverse. Straordinariamente mi accorgo che in questa varietà si è tutti uguali, pur essendo così diversi all’apparenza. In un baleno diventa palese che siamo tutti mossi da un solo sentimento, che tendiamo tutti alla felicità, che siamo tutti umani pur rimanendo tutti individui distinti. Siamo un popolo unico. Con un sospiro di sollievo penso che in fondo non ci sia contraddizione se considero il mondo la mia casa”.

    Meraviglioso! :)

  2. In un momento storico in cui si pensa che alzare muri sia la panacea di tutti i problemi legati all’immigrazione, trovo che questo breve racconto sia assai significativo e ci porti a riflettere. Bellissimo!

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