02/2015. Tribunale dell’Irrealtà

Molti di voi ignorano o rifiutano di apprendere che lo sport non sia il solo metodo per consumare energia: infatti studiare intensamente comporta consumo di risorse per il corretto funzionamento cerebrale, che poi sarà necessario riacquisire tramite una giusta alimentazione. “Che scoperta rivoluzionaria!” pensò Geremia Segrè, un giovane studente, profondamente condizionato dall’istruzione, unica sua fonte di consolazione, dato il suo aspetto poco piacevole; questo, aggiunto a problemi legati all’obesità, gli aveva comportato fin dall’infanzia un esclusione sociale. L’articolo lo interessò particolarmente, ma lo pose anche di fronte a quello che sarebbe stato il più grande dramma della sua vita. Il fine del brano era finalizzato ad uno studio moderato compensato da un’alimentazione corretta, tuttavia Geremia ne fraintese il senso, pensando che un’applicazione intensiva allo studio di almeno dodici ore giornaliere lo avrebbe portato a dimagrire. Fatto sta che non calcolò il conseguente incremento del fabbisogno energetico. E così la sua follia ebbe inizio. Era passato un mese dall’inizio di questa sua folle “terapia”, verso mezzanotte, terminata una lettura impegnata, alzò gli occhi dal libro e fisso’ la finestra: al posto del riflesso del suo volto c’era una Maschera cupa color sangue. Geremia, nonostante lo spavento, la riconobbe: era la Maschera della Morte Rossa.

“Sei venuta a prendermi?” chiese Segrè.
“La peste non ti risparmierà. Verrai giudicato e potrai scegliere. Ognuno di voi ha due vie, spetta solo a voi scegliere quella giusta. Il tuo peso sarà la tua morte, la tua fobia letteraria una condanna. Hai l’opportunità di essere consigliato.” disse l’immagine spettrale.
“Cosa significa?” urlò Geremia, ma la Maschera era già sparita.
Durante i giorni a seguire mangiò come non ebbe mai fatto prima per sfogare lo stress della sua visione, ma ovunque guardasse vedeva figure letterarie che lo intimorivano e sussurravano moniti. Accadde tre giorni dopo. Un sonno improvviso lo avvolse durante un’ennesima giornata di studio…nonostante fosse addormentato, gli parve più vero che mai. Era in un tribunale. Seduto davanti al giudice, muto spettro incappucciato, la Verità, accanto i cinque testimoni: Gabriele D’Annunzio, il signor Marcovaldo, Protagora, Stephen Hawking e la Maschera della Morte Rossa. Essi parevano poco più delle ombre, ma le voci rimbombavano come un tuono nella notte. In Geremia l’esaltazione era superata solo dal senso di smarrimento e paura, insinuatasi in lui.
“Geremia Segrè.” disse D’Annunzio “Scegli quale via intraprendere. Una ti salverà, una ti dannerà. Esponici il dilemma che da tempo ormai ti tormenta.”
“Come è possibile che voi siate qui? Dove sono io?” chiese spaesato.
Protagora, alzatosi, disse “Non eludere la richiesta. Hai una possibilità, non sprecarla.”
“E’ possibile che lo studio possa essere controbilanciato da una grande nutrizione? Io soffro e vedo in me un grande dolore e il peggiorar delle mie condizioni fisiche. Eppure non mi allontano da quell’idea che mi diede speranza e ora però mi perseguita, ecco il mio dilemma.”Rispose. Non fissò negli occhi nessuno se non la propria coscienza.
Il poeta D’Annunzio tenne il suo discorso: “Seguire i propri desideri e i propri piaceri è giusto, se questi conducono a una vita felice, ricca e prospera, ma la felicità può essere fatale. Io sono qui e sono d’accordo con la tua ricerca sia della bellezza che della felicità. L’esagerazione e il rischio ti porteranno al successo. Non interrompere ciò per cui tu lotti. Che la conoscenza sia la tua arma!”
Marcovaldo, parlando dall’alto di una sapienza popolare, ebbe da ridire: “Tu non parli per niente del vero problema di Geremia: infatti egli prova dolore nel sentirsi un recluso; vaghezza e grandi parole non lo aiuteranno di certo. Anche io ero un estraneo nel mondo in cui vivono i cittadini, ma sono sopravvissuto. Si chiama adattamento e cerca di adattarti anche tu, uscendo dalla follia in cui sei recluso.”
Geremia parve affascinato dalle argomentazioni di Marcovaldo, che però fu interrotto dal sofista Protagora. “Tu, Geremia, cosa credi sia davvero giusto? Perché l’uomo è misura di ogni cosa sia della realtà che dei propri valori. In cosa credi tu? E’ solo questo che conta.”
“Io credo di essere confuso, anzi lo sono, non capisco cosa fare e voi non mi aiutate. Datemi una soluzione!” La Maschera sibilò “Sarò il solo a darti una risposta concreta. Quello che fai è certamente giusto, perché è ciò che ti detta la mente. Ogni giorno mieto vittime, ma esse, seppur morte, non sono tristi, sono parte di me. Raggiungimi e raggiungile, così potrai vivere fra i grandi della storia e vedrai coloro per cui stai soffrendo.” Geremia era ormai convinto a seguire la strada della Morte Rossa, poiché la sola ad avergli dato una risposta concreta. La disperazione poteva essere colmata nell’aldilà.
Fu così che Hawking mosse la sua carrozzina e si avvicinò con fare amichevole a Geremia. Nonostante rilegato sulla sedia a rotelle, sembrava lo scrutasse dall’alto in basso.
“Non cadere nella tela del ragno.”disse “La conoscenza è grande vanto, ma io non ho mai pensato che fosse l’unico motivo di vita. Io ho sofferto più di chiunque, perdendo ogni cosa, la voce compresa. Ma sono qua oggi e la mia voce risuonerà più di quella di gente morta che pensa a se senza apportare una conclusione. Scientificamente ciò che fai è sbagliato: tu consumi troppe energie, per uno studio nemmeno soddisfacente, ma lo sforzo mentale non produce dimagrimento, ma solo fame e la fame va saziata. La malattia è alle porte.

Nel mondo ci sarà sempre chi ti escluderà, ma non dovrai rifugiarti. Perché finché c’è vita c’è speranza. Combatti, nonostante il malessere, c’è sempre qualcosa che puoi fare.”
I testimoni si alzarono e il ragazzo anche, pensando di dover attendere un giudizio finale da parte della Verità, ma questa annuì. Batté il martelletto e se ne andò. Geremia si svegliò di colpo senza avere le idee chiare. Era mattina, ed era nella medesima posizione della sera precedente: chinato sui libri, con accanto sacchetti di patatine e bibite gassate. Ora vedeva tutto da un’altra prospettiva. Prese il manuale, andò allo scaffale, lo ripose e guardò gli altri con aria interrogativa. Capì d’un tratto cosa era giusto per lui. Ognuno nella vita può scegliere, le vie sono infinite, neanche noi sappiamo cosa scelse Geremia, ma in verità siamo un po’ tutti come lui: alcuni nelle difficoltà scelgono di rimanerci, altri reagiscono e ne escono. Fate la vostra scelta.

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