05/2016. La torta rosa al cioccolato per Anna e Samuel

Quest’anno i miei genitori, Anna e Samuel, festeggiano trent’anni di matrimonio: poichè la loro non è stata una vita facile, oggi vorrei organizzare una festa indimenticabile per festeggiarli.

La mamma Anna e il papà Samuel si sono incontrati per la prima volta in un piccolo villaggio in Camerun nell’estate 2014. Mia madre, appena maggiorenne, era andata in Africa a Garoua con un’associazione di medici e volontari. Mio padre era già nella cittadina camerunense come infermiere del centro medico del villaggio. Lavorarono insieme ogni giorno per un anno intero, curando i malati, grandi e piccini, di Garoua. Tra di loro ci fu subito feeling che si trasformò presto in grande amore. Mi racconta ancora mia madre che il primo bacio fu proprio lei a darglielo perché mio padre era molto timido: se lo diedero una sera di luglio 2014, passeggiando lungolago. Quella stessa notte mia madre rimase incinta di me. Quando se ne accorse, qualche tempo dopo, capì che si era cacciata in un brutto guaio. Ancora oggi mi racconta che non sapeva neanche se dirlo al mio futuro papà oppure prendere una scusa per tornare in Italia. Ma era talmente forte l’amore che provava per lui, che, nonostante si fosse accorta che quello “sbaglio” le sarebbe costato per tutta la vita, andò da mio padre e gli raccontò il misfatto tutto d’un fiato, lasciandolo completamente scioccato. Quali sarebbero state le conseguenze di quella svista d’amore?

La mamma Anna, nel marzo 2016, sarebbe dovuta tornare in Italia, ma in questa situazione non sapeva proprio come fare: rimanere in Africa, partorire tra mille pericoli, stare lontano dalla sua famiglia o rientrare in Italia ed essere guardata male, comunque fosse pensieri non idonei ad una famiglia appena formata. Mio padre, dopo aver parlato a lungo con i suoi genitori, fece una scelta coraggiosa e generosa: partire con mamma e andare in Italia. Coraggiosa perché sapeva quello a cui sarebbe andato incontro. Generosa perché è stato un grande atto d’amore. Dunque, sbrigate le questioni burocratiche, a marzo i miei genitori arrivarono nel paese natale di mia madre, Sasso Marconi, in Emilia-Romagna. Subito mamma Anna dovette affrontare Agnese e Pasquale, i suoi genitori, che erano molto credenti, quindi indignati della gravidanza della loro figlia e del fatto che si era portata in casa un uomo di colore. Lo scandalo diventò pubblico quando nell’aprile di quell’anno nacque Matteo, ossia io.

La mamma Anna non era vista bene dalla gente e i pettegolezzi correvano veloci così che i miei decisero di allontanarsi dal paese e dai miei nonni e si trasferirono in un paese vicino, Marzabotto. Fu ancora mia madre a trovare un lavoro per mio padre Samuel: sarebbe tornato a fare l’infermiere nell’ospedale del paese. Quando ebbero sistemato tutto, decisero di sposarsi per coronare il loro amore e per non continuare a sentire voci scomode. Parlarono con il parroco e stabilirono la data, la prima domenica di maggio del 2017. I miei genitori erano convinti di poter finalmente vivere felici, ma un giorno la sfortuna ritornò a bussare alla loro porta. All’ospedale di mio padre, un’operazione delicata al cuore non andò a buon fine causando la morte di un paziente. Si aprì un’inchiesta, in cui il primo sospettato risultò mio padre, era il volto nuovo della clinica, giovane e inesperto, ma soprattutto nero. Il primario, pur consapevole che la responsabilità fosse solo sua, non disse niente, anzi confermò tutte le accuse e fece arrestare mio padre. A quel punto Anna cadde nella disperazione: era sola, con un bambino, senza lavoro e senza rapporti con la sua famiglia. Mio padre rimase in prigione per dieci mesi, finché al processo di secondo grado, grazie al grande lavoro di un nuovo avvocato, si trovò una prova importante a suo favore. Il primario dovette confessare tutto e papà venne assolto. Finalmente il matrimonio si poteva fare.

La mamma Anna e il papà potevano vivere senza problemi; e nacque mia sorella Aurora,  quindi Luca. Siamo stati una grande famiglia, unita nonostante tutti i problemi della vita che abbiamo dovuto affrontare. Tra questi il tumore al seno che mia madre dovette combattere dal 2037: sembrava che la sfortuna avesse ancora qualcosa da dire alla mia famiglia, ma grazie alla colletta alla quale contribuì tutto il paese, riuscimmo a raccogliere i soldi necessari per le cure, a sconfiggere il tumore, a  tornare a vivere serenamente. Forse i nostri genitori non ci avranno mai comprato telefonini extragalattici, computer avanti anni luce e tutta quella tecnologia a cui i nostri amici non sapevano rinunciare, ma sicuramente ci hanno dato sempre l’amore, nonostante i mille problemi della vita. Ed io, ora sono sposato e padre di un bambino che ha cominciato a muovere i primi passi, non posso che essere orgoglioso di tutto ciò e cercherò di trasmettere ai miei figli quegli stessi principi con i quali i miei genitori mi hanno fatto diventare grande.

Proprio per questo oggi, a distanza di anni, desidero ringraziarli con una bella festa, che celebri la grandezza dei miei genitori. Intorno a noi  tutti coloro che, nonostante il colore della pelle di papà, sono stati generosi ed altruisti. E naturalmente vorrei invitare anche voi, smettete di leggere e raggiungeteci, siamo in fondo alla strada del paese…..

 

 

 

One thought on “05/2016. La torta rosa al cioccolato per Anna e Samuel

  1. Che tenerezza la mamma Anna! Bello, semplice, carina anche l’idea di ambientarlo nel futuro parlando al passato del presente. Insomma, hai capito.

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