30/2016. La leggenda del Tartaro

Da secoli gli dei dell’Olimpo vegliano sulla Terra.

Zeus domina i cieli, Poseidone i mari e Ade il Regno dei Morti.

La leggenda narra che uno dei figli di Zeus, Poseidone o Ade all’età di vent’anni dovrà scendere nella prigione del Tartaro dov’è rinchiuso Crono per ucciderlo definitivamente.

E’ giovedì mattina e come sempre sono in ritardo per andare a scuola

Mi cambio in fretta e furia, prendo lo zaino e mi precipito in strada dove prendo l’autobus. Arrivato in classe come sempre, la prof di arte mi chiede: ”James,hai studiato oggi?” e io come sempre rispondo: “No profe, lo sa che ho ripetizioni di matematica il mercoledì” e lei “Allora per domani dovrai studiare tutta l’arte greca e domani quando saremo in gita al museo di arte antica della nostra città ti chiederò alcune informazioni su delle opere che vedremo”.

Il pomeriggio torno a casa e prendo il libro di arte e inizio a studiare.

Dopo non molto mi inizia a girare la testa e non riesco più a leggere e mi tocca smettere e penso: “Domani come farò in gita?” Provai a mettermi sui libri a studiare ma la mia difficoltà a concentrarmi ha la meglio. Il giorno dopo nel museo di storia antica la professoressa mi chiese di tradurre una iscrizione in greco antico e sorprendentemente riuscii a tradurla senza problemi!

La profe di storia allora mi prese in disparte e si trasformò in una furia, un essere mitologico simile a un uomo ma con la pelle da rana e ali di avvoltoio.

Improvvisamente intervenne la guida del museo trasformandosi in un satiro, una creatura mezza uomo e mezza capra.

Lo schock fu tale che io svenni.

Mi risvegliai tre giorni dopo in una casa dove tutti erano vestiti con maglie di ferro, gambali in pelle, portavano sandali e elmi di bronzo, sembrava di essere tornato indietro nel tempo di 2500 anni!

Rividi la guida del museo, pensavo fosse stato un sogno ma il suo corpo era ancora da satiro!

Mi spiegò che ero un semidio, figlio di Zeus e mi disse che quando compirò 20 anni dovrò uccidere Crono, il titano padre di tutti gli dei dell’Olimpo.

Ora sono passati sei anni e il mio addestramento stava per finire. Avevo imparato a usare la spada, l’arco, la lancia e ero pronto ad affrontare Crono nel labirinto del Tartaro.

La mia spedizione partì e mi misi in viaggio con Perseo, il satiro, e Tania, un’abilissima arciere.

Appena fuori dal campo d’addestramento vedemmo Ermes, il messaggero degli dei, che con il suo “carro volante”, ci portò fino all’entrata del Tartaro.

Ermes, dopo averci aperti la porta d’ingresso, ci fece entrare. Il Tartaro è un labirinto in continuo movimento, l’unico modo per arrivare al centro del labirinto è usare la mappa di Athena che ci indicherà la strada per arrivare fino al centro del labirinto. Perseo prese la mappa e iniziammo a seguirla.

Nel labirinto iniziammo ad avere delle allucinazioni molto realistiche: i pareva di vedere delle ninfe che in realtà volevano farci cadere in alcuni tranelli.

Io, Perseo e Tania ci perdemmo: eravamo separati.

Dopo giorni di cammino alla cieca nel labirinto eravamo tutti sfiniti e affamati.

Fu così che la dea Athena sotto forma di uccello bianco ci guidò fino alla prigione in cui era rinchiuso Crono.

Perseo, che aveva con sé la mappa, ci aspettava lì.

Escogitammo un piano: Tania avrebbe colpito Crono con le sue frecce infuocate, Perseo lo avrebbe distratto e io lo avrei colpito con la folgore che mio padre Zeus mi aveva donato.

Il rischio di morire era alto: o moriva lui o morivamo noi.

Entrati nella prigione trovammo Crono.

Subito capì le nostre intenzioni poiché era al corrente della leggenda così si alzò in piedi.

Il suo corpo era composto da rocce incandescenti e dalla sua mano si creò una spada infuocata.

Tania iniziò a colpirlo e lo colpì all’occhio per ridurgli la visibilità.

Perseo, con la sua lancia, lo colpì ripetutamente senza sosta e io lo colpii con scariche di fulmini con la folgore ma non era abbastanza per ucciderlo.

Ancora una volta gli dei ci aiutarono e Poseidone si unì alla nostra battaglia.

Creò una bolla d’acqua che, combinato alla scarica della folgore, pietrificò Crono.

Ce l’avevamo fatta!

Con l’aiuto di Poseidone uscimmo dal Tartaro e tornammo al campo d’addestramento.

Ci organizzarono una grande festa: eravamo diventati degli eroi!

Mio padre, Zeus, mi apparve in sogno quella notte dicendomi che era fiero di me e che avevo agito con coraggio e che in caso di bisogno lui ci sarebbe sempre stato.

Il giorno dopo a scuola la nuova professoressa di arte mi fece una domanda sulle divinità della popolazione greca e le loro origini e io le ho saputo rispondere in modo perfetto, dopotutto… sono figlio di Zeus!

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