57/2016. Storia di un presente passato

Anno 2864, il pianeta terra è una landa desolata e arida. L’uomo, a causa della sua negligenza, ha distrutto e inquinato il globo senza porsi un freno, ed ora, ciò che resta dell’umanità è costretto a vivere sotto terra.  Jack Voyager è uno studioso intenzionato a dare nuova vita al mondo, per permettere alle generazioni future di tornare a vivere in superficie. All’unanimità si è deciso di mandare Jack nel passato, per capire cosa sia andato storto e potervi porre rimedio prima che sia troppo tardi. L’anno scelto per questo viaggio è il 2016, la meta è l’Italia. Vengono effettuati gli ultimi controlli, tutto sembra funzionare. Dall’interno dell’abitacolo Jack fa segno di procedere: il viaggio ha inizio. Tutti con il fiato sospeso osservano l’evolversi della scena: nell’arco di pochi secondi la sala controllo si riempie di una fitta coltre d’arrugginito fumo  misto a bagliori e scariche elettriche . All’interno della cabina di pilotaggio Jack si sente girare la testa e nonostante il salto temporale , che lo sballotta in ogni direzione, riesce ad aprire gli occhi.  Attorno a lui è buio pesto, un buio lungo duemila secondi, il tempo che basta alla mente per far riaffiorare  un lontano ricordo. La città milanese era proprio come l’aveva vista in una vecchia foto. Ecco come si presenta a Milano il nostro salvatore: vestiti  fradici e idee confuse, scarpe inzuppate e nessuna certezza. La macchina del tempo avrebbe necessitato di qualche collaudo. Ancora all’interno della fontana, viene circondato da un gruppo di passanti che, dopo averlo osservato a lungo e aver testato l’esserne innocuo , invece di aiutarlo, scattano  fotografie e video, quasi  fosse un fenomeno da baraccone.  Dopo esser uscito dalla fontana senza che nessuno alzasse un dito per aiutarlo, essendo tutti rapiti dai propri  telefoni, decise di andare alle ricerca di qualche abito per integrarsi al meglio nella società in cui era stato catapultato. Girando per la città, notò come alla gente di quel tempo piacesse apparire e vestire in modo assai strano,una moda troppo eccentrica per i suoi semplici gusti. Asciutto, decise di riempirsi lo stomaco e notò come tutte le pietanze venissero fotografate ancor prima di venire assaggiate. Il soggetto era relativo, contava solo immortalare. Le fotografie finivano su social network dai nomi curiosi, come ‘’faccialibro’. Questa smania delle persone iniziava a farlo irritare. Jack non si spiegava l’ipocrisia con cui la gente, mostrati i propri scatti volti a sottolineare come la natura fosse una pura manifestazione  di vita, si voltasse dall’altra parte gettando nelle acque dei fiumi cartacce e mozziconi.  Le sigarette  nel mondo di Jack non esistevano più da tempo, le sigarette come tante altre cose che nuocevano all’uomo e che il genere umano usava per inquinare il luogo in cui viveva.  Jack guardava il mondo di allora con grande tenerezza: fino a quando gli uomini non sarebbero stati in grado di amare se stessi, non avrebbero potuto amare e rispettare chi li ospitava, la terra.  Tutto questo non accadeva nel 2864,forse perché dal momento in cui l’umanità era relegata sottoterra, da quando ciò che era la quotidianità era diventato un lontano ricordo,  tutto aveva acquisito un nuovo sapore.  D’altronde, solamente quando l’uomo viene messo alle strette, addirittura in una condizione di non ritorno, capisce il valore delle cose.  Nella cittadina del viaggiatore, anche la più piccola e insignificante forma di vita sembrava un prezioso diamante da dover assolutamente tutelare e proteggere. Improvvisamente tutto gli sembrò chiaro, l’annata che aveva scelto era la chiara e fervida rappresentazione di quale fosse  stata la causa della distruzione del pianeta. Nessuno  di quelli che gli stavano attorno sembravano invece  essersene resi conto.  Mi correggo:  sì, egli incontrò persone che vanamente lanciavano disperati appelli  in cui parlavano della necessità di porre fine all’egoismo e alla follia umana per salvare il pianeta.  Conobbe persone intenzionate ad attirare l’attenzione dei più con foto cruente di animali morenti, di orsi polari denutriti e in pessime condizioni a causa dello scioglimento dei ghiacciai, fotografie che ritraevano persone ricoperte di fago, perché si era costruito laddove non si  avrebbe dovuto e tante altre calamità. Spesso colo i quali si dicevano ‘’essere stati sensibilizzati’’ riguardo la critica condizione del pianeta erano solamente stati attirati da quelle foto, scioccanti senza ombra di dubbio, ma non sufficienti. La realtà che Jack andava osservando lo lasciava sempre più basito.  Le persone accanto a lui s’interessavano di futili e vane problematiche, così protagonisti principali  dei discorsi erano  i soldi, la politica, le razze, le diversità culturali, seguiti da tutto l’odio e le controversie che creavano. La società del tempo aveva un grande problema: tutto rimaneva sul piano teorico, tutto si riduceva a speculazione, nessuno aveva il coraggio di intervenire, di lottare per far cambiare le cose. Tutti parlavano ma quanti avevano ben chiara la situazione? Jack definì il paese in cui si trovava ‘’Molto interessante’’, lo affascinavano le  caratteristiche geografiche e naturali,cosa  che inevitabilmente attrae un viaggiatore, ritenute tanto stupende quanto immense.  Chi viveva lì sembra però averlo dimenticato . Quando il ragazzo si fermò per contemplare qualcosa che aveva particolarmente attirato la sua attenzione, venne  continuamente urtato dai passanti. Tutti erano presi da una gran fretta, la vita era così frenetica che Jack non riusciva a stare al passo con i tempi. Dove correvano tutti? Forse avevano improvvisamente colto l’esistenza di problemi  concreti e di maggiore portata? Forse qualcosa stava cambiando?.  Ah, quanto ingenuo e fiducioso era il nostro viaggiatore! Ostinato decise di seguire uomo  sulla cinquantina che procedeva in direzione nord est con passo veloce, ma non troppo per non essere seguito.  Jack già fantasticava su cosa avrebbe potuto e sarebbe riuscito fare, già pensava a come si sarebbe dovuto presentare e come avrebbe dovuto complimentarsi.  Al signore, si aggregò un ragazzo di età più giovane. Entrarono in un bar e trascorsero lì il pomeriggio, in compagnia dei loro schermi che si portavano addosso, quasi fossero pezzi di sé. Come loro, tantissimi altri. Giornate ridotte a schermi, lo scorrere del tempo dettato dalla durata della batteria di un dispositivo e l’inutilità di quella vita che si ritrovavano  a vivere testimoniata dalle centinaia di fotografie scattate non si sa per quale motivo. A Jack venne data la possibilità  di vedere altre parti di mondo passato, magari avrebbe  scoperto l’esistenza di persone preoccupate del futuro  del mondo e dei suoi abitanti, ma rifiutò. L’Italia a parer del viaggiatore era uno di quei posti dove tante cose si erano perse per strada, come i rifiuti sul bordo dei marciapiedi o giusto accanto a cestini vuoti, nel tempo, come la consapevolezza e l’umiltà necessaria al cambiamento e nella superficialità e nella prepotenza di chi dal mondo sapeva solo pretendere. L’Italia  era il paese di chi fugge, dai problemi e da se stesso, il paese dove chi scappa  difficilmente viene trattenuto perché è più facile scappare che restare dove si è e provare a migliorare ciò che si ha. Per quanto Jack Voyager si sia sforzato di capire  questa logica del non intervenire e del continuo rimandare nonostante gli evidenti problemi, non ci riuscì. La sua missione non  andò come sperava, non poté dire di aver raggiunto quel lieto fine in cui tanto aveva creduto . Egli aveva si visto  i gravi problemi del passato,ma non comprendendone a pieno la causa scatenante, non riuscì a risolvere le difficoltà del suo futuro.  Ora era consapevole di quanto il passato fosse  determinante per il futuro dell’intera umanità: quanto visto era solo una piccola parte di quello che avrebbe dovuto vedere.

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