11. Quando ho scoperto che mi piace viaggiare…

Genere: memorie

Marco, a differenza del suo papà, non era affatto contento di fare un “viaggio”. Non sapeva ancora bene di che cosa si trattasse, ne aveva solo sentito parlare, comunque gli sembrava che quella cosa comportasse il doversi muovere da casa e lui non ne aveva proprio voglia: si era abituato  e aveva preso gusto a starsene tranquillo nella sua culla, dormendo e svegliandosi qualche volta, guardandosi intorno, per poi ritornare a dormire. Comunque sia, questo viaggio non gli fu proposto, ma imposto…

Il papà era veramente euforico, continuava a dirsi contento di poter andare in montagna, all’aria pulita, per fare lunghe passeggiate nei boschi, la mamma invece era meno radiosa all’idea di ritirarsi su un cocuzzolo per due settimane, nonostante l’atmosfera salutare che le era stata tanto decantata.

Poi, un giorno, si partì: tutto era stato preparato con la massima precisione; Marco, dopo essere stato preso in braccio, fu messo in un seggiolino e legato con delle fastidiosissime cinture, a questo punto la piccola stanza dove lui, la mamma e il papà si trovavano incominciò lentamente a muoversi per poi prendere velocità. Marco era un po’ spaventato, ma poi ci prese gusto e iniziò a farsi cullare dalle curve della stanza. Ad un certo punto ci fu un brusco urto e il papà si adirò molto e disse che un deficiente gli aveva tagliato la strada. La mamma tappò le orecchie a Marco, così che lui non poté ascoltare oltre, ma, nel frattempo, vedeva il papà che, aperto il finestrino, urlava ad un signore e si agitava, facendo strani gesti con le braccia.

Il resto del tragitto in quella stanza speciale fu tranquillo e Marco fece anche un pisolino. Quando si svegliò, guardò fuori dal finestrino e vide tanti prati verdi sui quali c’erano dei grossi batuffoli bianchi, i quali, muovendosi, suscitavano una grande confusione, facendo sbattere delle campanelle.

Finalmente i tre arrivarono in una  casetta, quindi la mamma e il papà deposero i bagagli e portarono Marco dentro, con il suo passeggino. Marco capì che la priorità del papà era quella di far funzionare la “televisione”, perché quella sera ci sarebbe stata la partita. Il papà non era molto bravo a far funzionare le cose: tutte le volte che non  riusciva a far accendere qualche cosa, per esempio, dava una botta, l’oggetto si rompeva e tutti insieme dovevano andare a comprarne un altro, quindi partivano di gran carriera e andavano in un posto che a Marco piaceva molto. Si trattava di un edificio grande, pieno di luci, di voci allegre e di profumo di cibo. C’erano tanti vetri, dietro i quali stavano delle belle signorine, tutte vestite eleganti, che sembrava giocassero a Un due tre stella, perché erano sempre immobili. Comunque sia, questa volta la “televisione” fu accesa senza che le fossero date delle botte; quando fu a conoscenza della notizia Marco si interessò molto e vide che il papà guardava una scatola, dentro la quale una signora molto bassa preparava da mangiare in una cucina in miniatura e continuava a ripetere quanto fosse buona la sua pasta, esortando il “pubblico a casa” a provare a cucinarla. Marco  trovò la donna molto buffa nel suo grembiule a fiori, mentre emergeva da dei pentoloni fumanti, con i capelli tutti arruffati; si disse che sembrava un po’ una maga alle prese con qualche strana pozione.

Il giorno passò tranquillamente, ma, quando arrivò la sera, Marco provò una forte nostalgia di casa, allora pianse forte per più di un’ora e neanche la mamma riuscì a consolarlo, poi si addormentò…

La mattina dopo il papà e la mamma decisero di fare una passeggiata, Marco era molto contento perché gli piacevano i giretti in passeggino, si sentiva un po’ un principe nel suo magnifico cocchio ad andare in giro in questo modo. Tuttavia non sapeva ancora quanto fossero rocambolesche le passeggiate in montagna… Il papà aveva preso una corda e se l’era legata in vita, poi aveva assicurato l’altra estremità al passeggino, per trascinarlo sul pendio. La mamma spingeva la piccola carrozza del suo principino da dietro e, mentre lui era tutto contento  di quella nuova esperienza, lei si stava preoccupando un sacco. Tornati,  erano molto stanchi; rimasero in casa per tutto il resto del pomeriggio, aspettando l’indomani. I giorni successivi andarono pressoché allo stesso modo e Marco non vedeva l’ora che arrivassero i nonni, che gli avrebbero ricordato il mondo che aveva lasciato e conosceva.

Questi si presentarono al termine della prima settimana. Si trattava di una compagnia di quattro persone: due maschi e due femmine, i primi avevano dei capelli bianchi bianchi che Marco si divertiva ad accarezzare, le seconde erano molto profumate e lo prendevano sovente in braccio, cullandolo dolcemente. I nonni avevano

QUANDO HO SCCOPERTO CHE MI PIACE VIAGGIARE…

 

sempre tanti regali per Marco; questa volta gli portarono un libretto tutto colorato  che lui tentò subito di sfogliare. I nonni rimasero per un po’ e poi ripartirono, quindi Marco pianse di nuovo.

Il tempo passò veloce da allora ed era già ora di ripartire, per ritornare a casa, Marco era molto felice, sia di poter riabbracciare le sue abitudini sia di avere imparato qualcosa di nuovo. Aveva finalmente capito cosa fosse un viaggio: non si trattava solo di essere trainati su per una montagna, di fare gesti al finestrino o di divertirsi guardando una piccola signora che cucina in una scatola; in realtà viaggio era anche avere nostalgia di casa, perché si è affezionati a quel posto, è essere felici perché si ha la possibilità di prendere coscienza di quante persone sentano la tua mancanza e ti facciano visita, intraprendendo anche loro un viaggio, è l’opportunità di riscoprire quel mondo che ora si spalancava davanti agli occhi di Marco, più bello e rassicurante che mai.

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15 thoughts on “11. Quando ho scoperto che mi piace viaggiare…

  1. Racconto scritto molto bene.Forse anche la mia bimba fa gli stessi pensieri e vive le stesse emozioni di Marco, ogni volta che la portiamo nella nostra casa in montagna!

  2. trovo bellissima l’idea di descrivere una sensazione attraverso gli occhi di chi vede ma non ha memoria e capacità per raccontare.

  3. Un racconto eccellente. Scritto in terza persona.A volte ironico e molto osservatore della vicenda raccontata (vissuta).Legato ai rapporti familiari (radici)e molta voglia di conoscere il mondo (volare). Felicitazioni.

  4. mi è piaciuto molto. Sembra scritto con sobria semplicità. Vi è invece un’attenta ricerca di ricordi, sentimenti, emozioni. E’ una ricostruzione dolcissima del suo (del nostro?!) viaggio nella vita, con la scoperta delle cose che contano per poterla vivere nella sua interezza.

  5. Racconto semplice e “delicato” come sono gli occhi di un bambino che guarda la realtà. Il finale e profondo e mi colpisce! ;) ;)

  6. Bravo
    Mi è piaciuta molto l’idea di presentare il racconto visto con gli occhi di un bambino.
    Complimenti

  7. …e bravo Marco! Sei riuscito ad emozionare un nonno ricordandogli la sua ormai lontana prima infanzia.

    Davvero complimenti

  8. Racconto semplice e “delicato”, come sono gli occhi di un bambino che guarda la realtà. Il finale è profondo e mi colpisce! :-)

  9. il tuo racconto mi è molto piaciuto, ben scritto, scorrevole ed originale. Bravo Marco.
    …ad maiora!

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