14. Dietro le sbarre

Genere: Diario

Il sole scompare dietro le sbarre. Gli dedico un ultimo sguardo prima di voltarmi verso il mio letto, con l’intenzione di addormentarmi serenamente per la prima volta da quando sono rinchiuso qui dentro. Un letto estraneo, freddo, sporco. Ho paura di muovermi, di guardarmi intorno, di non riconoscermi. Percepisco la presenza indifferente di altre persone che a prima vista sono molto più serene di me. Forse si sono abituate alla loro nuova condizione e alla loro nuova vita, ma io ancora oggi non capisco come abbiano fatto. La loro vita è cambiata radicalmente come la mia e sono stati strappati dalla loro libertà come me. Non riesco a capire come abbiano fatto ad accettare un’esistenza così parassitaria e spenta come quella che ora sono costretti a vivere. Non mi sento protetto e al sicuro in questa stanza, come ormai sento di non appartenere più al mio corpo: tremante, freddo, sporco e privato della sua libertà. La permanenza dietro le sbarre mi sta dilaniando e non riesco a capire se avrò la possibilità di liberarmi da questo peso oppure se sarò destinato a vivere, per sempre, come una formica fuori dal proprio formicaio.

La mia condizione non mi concede altro che pensare, ricordare i luoghi della sicurezza, ciò che mi apparteneva e ciò che mi ha fatto star bene: dal colore della carta da parati della mia stanza, al poster dei Queen davanti al mio letto, dal profumo del caffè che mi svegliava la mattina, alla voce stridula di mia mamma che, assonnata, mi sollecitava ad alzarmi. Ricordo le uscite di prima mattina per andare al lavoro, i miei panni in disordine sulla sedia, il pensiero che mia madre mi avrebbe detto inesorabilmente di sistemarli e la mia pigrizia che la faceva tanto arrabbiare. Mi manca tutto di quella casa, anche gli oggetti e i mobili più inutili e che trovavo di cattivo gusto. Mi manca quell’orribile zerbino fuori dal portone che detestavo perché non capivo cosa intendeva comunicarmi quella subdola scritta “Welcome” quando entravo. Ora l’ho capito e darei tutto per poter riprovare quella sensazione di essere il benvenuto in un luogo familiare, con qualcuno che mi abbracci e mi sorrida.

Tutto ciò che davo per scontato prima, in questo momento assume un valore elevatissimo e questo pensiero mi fa luccicare gli occhi per il senso di colpa che provo per non essermi goduto ciò che avevo e per non aver colmato i miei desideri di avventura, di conoscenza di nuovi orizzonti.

Rabbrividisco al pensiero di non essere riuscito a fare quella gita al lago con gli amici che programmavamo da tempo, di non essere mai riuscito a vedere le lucciole, cosa che desideravo fin da quando ero piccolo, di non avere più una prospettiva al di fuori delle sbarre.

Poi in mezzo a questo buio profondo e pesto nel quale non vedo via d’uscita, scorgo una luce, un barlume di speranza che mi fa tornare la voglia di vivere. Un mio compagno, avvertita la mia sofferenza, mi si avvicina e con un sorriso mi tende la mano per aiutarmi ad alzarmi dall’angolo polveroso e buio nel quale mi ero rannicchiato nella speranza di sparire. La afferro tremando e, in quei secondi, durante i quali sento la sua forza e la sua energia passare dalla sua mano al mio cuore, realizzo che quella condizione triste e raccapricciante è anch’essa una prospettiva di vita, di viaggio verso la riconquista della propria libertà e della propria identità. Quando sento infine che le mie gambe sono in grado di reggere il peso del mio corpo improvvisamente rinvigorito, sorrido all’uomo e, liberata dalla sua stretta, sento che la mia mano non trema più. Credo che da qui inizi il mio viaggio, la mia rinascita e spero che sia un viaggio di scoperta, di felicità, di sacrificio e di sforzo. In un attimo decido di mettere tutto me stesso in questo progetto. Riesco a dare di nuovo un senso al mio esistere, una nuova prospettiva al mio futuro e alla ricostruzione della mia libertà. Posso tornare a sognare le lucciole, il lago, lo zerbino e il profumo di caffè. Sento che quando uscirò da qui sarò finalmente in grado di prendermi cura di me stesso e della mia storia.

Capisco di non trovarmi più nel mio rifugio, nella mia casa ma nemmeno in un luogo dove si è liberi di prendere decisioni e iniziative. Mi trovo altrove, in un luogo per azzerare il proprio passato e ricominciare daccapo. Guardo con ottimismo il futuro e mi dirigo finalmente verso il letto che prima mi appariva tanto freddo ed estraneo. Sto iniziando un nuovo viaggio. Il mio viaggio.

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2 thoughts on “14. Dietro le sbarre

  1. La prigione come una nuovo modo di vivere la libertà!!! Un racconto veramente bello che ti fa riflettere ed emozionare portando alla luce il difficile mondo “dietro le sbarre”. Complimenti!

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