16. Il Sole non si può toccare

Genere: Psicologico

Oggi a Roma è una splendida giornata. Sono le nove del mattino, il sole è alto nel cielo limpido, senza una nuvola, e migliaia di turisti, arrivati da ogni parte del mondo, si apprestano a seguire una guida per visitare il Colosseo e le altre meraviglie della capitale. Dall’ultimo piano di un palazzone in centro città, Sara osserva la scena: in strada c’è il solito traffico dovuto al lavoro e in estate la situazione è resa più complicata a causa della folla di turisti che intasa le strade. Sara saluta il marito Franco. Lo attende un’intesa giornata di lavoro e rincaserà solo a tarda sera. Sara gli dà un bacio in segno di affetto e poi lo osserva uscire di casa.

Ora, nell’appartamento all’ultimo piano di quel palazzo, c’è solo lei e Luca. Va in camera sua per svegliarlo e lo scuote per le spalle, lo prende per una mano e lo porta in cucina. Luca è un ragazzino di undici anni apparentemente normale, somiglia a molti altri bambini, ma lui è particolare, è diverso. Luca non può vedere i turisti sotto casa e non può sentire i clacson delle macchine in strada. Ogni volta che lo guarda, Sara pensa a come possa essere così tragico il destino. Quando osserva suo figlio pensa a come certe volte Dio si prenda gioco dell’umanità, mettendola alla prova con sfide di grandissima difficoltà che solo le persone più forti riescono a superare. Come può crescere un figlio che non ha mai sentito la sua voce e che non ha mai visto suo padre? Come spiegarsi una disgrazia così? Ma Sara cerca di scacciare questi pensieri. Stringe forte le mani di suo figlio, lo fa sedere a tavola e gli porge una tazza di latte. Lui  tasta il tavolo, trova il cucchiaio e lo afferra delicatamente, poi cerca la tazza e comincia a fare colazione. Non ha la capacità delle orecchie e degli occhi, ma ha due mani, un naso e una bocca, e queste bastano, pensa Sara.

Luca attraverso le mani cerca di avvicinarsi il più possibile alla realtà. Ha imparato che quando ha in mano un arnese allungato con quattro punte deve infilzare quello che trova nel piatto e infilarlo in bocca. Se sente delle piastrelle diverse sotto i piedi deduce che è nella doccia e quindi deve lavarsi. Se viene messo sdraiato su una superficie morbida deve solo cercare di dormire. Ormai queste cose per lui sono la normalità. Ma lui non è normale. Non va a scuola, non ha amici, non ha una fidanzatina, non ha una squadra del cuore, non ha un film preferito, una canzone preferita, un libro preferito. Oltre alle mani Luca ha la capacità di sentire il gusto dei cibi e i profumi delle cose, e questo è già tanto.

Dopo aver finito colazione Luca appoggia una mano alla parete liscia della cucina, avanza, poi svolta a sinistra e segue la parete ruvida fino a raggiungere il bordo della porta ed entra in camera sua. In parte al letto prende un enorme scatolone e lo trascina in mezzo alla stanza sotto gli occhi vigili della madre. Estrae un mattoncino Lego, un altro e poi un altro ancora. Dopo due ore la stanza è piena di torri perfette, di cubi, di piramidi. Questa è la sua vita, il suo mondo. Poi la mamma gli scuote la spalla. Rimette tutto nello scatolone, distruggendo quello che una mattinata di duro impegno lo ha portato a costruire. Ma non è importante, adesso è ora di pranzare. Sara è seduta sul tavolo di fronte a Luca. Lo vede mangiare. Oltre alle mani, fortunatamente, suo figlio può gustare il cibo e lo vede soddisfatto nel mangiare la pasta al forno che lei camera, ma la mamma lo ferma. Strano, non è normale, non è nella quotidianità. Ma oggi è un giorno speciale. Sara ha preso una decisione importantissima ma anche molto rischiosa. È una giornata splendente, il cielo è perfetto. Decide di portarlo al mare, di fargli scoprire il mondo anche per un solo giorno. Per Luca è un viaggio verso una meta sconosciuta, ma che saprà apprezzare, anche se non potrà mai avere idea di cosa sia realmente il mondo. Un viaggio per conoscere la vita, per conoscere la natura, per scoprire che oltre le pareti domestiche c’è qualcosa d’altro. Un viaggio alla scoperta dei sui limiti, delle sue difficoltà, delle sue paure.

Luca non è mai uscito di casa se non per andare dal dottore, quando era ancora piccolo. Ha imparato tutto di casa sua e non ha problemi nell’orientarsi, nel trovare le cose che gli servono, ha imparato a vivere. Ma non ha la minima idea di cosa ci sia là fuori. Sara sa che la sua scelta può rivelarsi un fallimento, ma vuole provarci lo stesso. Prende Luca in braccio e scende le scale. Il ragazzo è preoccupato. La mamma lo fa sedere in macchina. Lui comincia a tastare ovunque, a cercare di percepire superfici familiari, ma non ha mai toccato il cruscotto della macchina, per lui è nuovo. Comincia ad agitarsi ma una carezza della madre lo conforta subito. Per tutto il viaggio Luca non si muove. Sara pensa che oggi suo figlio scoprirà davvero cos’è il mondo, scoprirà l’immensità che c’è fuori dall’appartamento dell’ultimo piano del palazzone in centro.

Arrivano su una spiaggia quasi deserta. Pochi pensionati e una giovane coppia di fidanzati che prendono il Sole. C’è tranquillità. Luca si sente subito a disagio. La mamma gli toglie la maglietta e i pantaloncini, sotto Luca ha già il costume da bagno. Luca tocca la sabbia, striscia le sue mani attraverso quei granellini infinitamente piccoli che compongono la costa. Sara lo guarda e si chiede quale sia la probabilità di nascere senza vista e senza udito, sicuramente bassissima. Eppure Luca è davanti a lei, che si rotola nella sabbia bianca e fine. Sara sorride. Poi la mamma prende alcune conchiglie e le porge in mano a Luca, che le tocca e le annusa. Sente un profumo nuovo, il profumo del mare, e lui il mare non lo vedrà mai. E non sentirà il suono eterno delle onde. La madre lo prende per mano e cominciano a camminare verso il mare. Sono talmente vicini che l’acqua sfiora i loro piedi. Fa davvero caldo. Luca si piega e tocca la sabbia umida, bagnata dall’acqua del mare. Poi si rimette in piedi e fa un altro passo. E ancora uno, e poi ancora fino a quando l’acqua non arriva alle ginocchia. Sotto i piedi sente ancora la sabbia morbida, migliaia di granelli che lo sostengono. La mamma vede tanti pesciolini sguazzare, ma suo figlio non può vederli. Perché? Prende per mano Luca. Lo guarda mentre si abbassa sott’acqua, si immerge. Torna subito a galla, sputando l’acqua dalla bocca. Salata, l’acqua del mare è salata, pensa Sara. I due tornano a riva, entrambi con il sorriso stampato sulle labbra. La mamma porge l’accappatoio a suo figlio. Questo Luca lo riconosce, lo mette sempre per asciugarsi dopo la doccia. Sono seduti uno in parte all’altro. Sara guarda il sole che tramonta. Perché Luca non può vederlo? Lui può riconoscere solo le cose che si possono toccare, e il sole non si può toccare. Le scende una lacrima dagli occhi, e pensa a quante cose ci sono che suo figlio non vedrà e non sentirà mai Pensa a quanto la vita del suo bambino sia limitata, ostacolata da un destino troppo crudele. Luca le tocca le guance bagnate, capisce tutto, e l’abbraccia.

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