33. Il rosso del tramonto

Genere: Psicologico

Il sole si stava tuffando nell’orizzonte, striando di rosso il cielo e le nuvole, prima di sparire nell’oscurità della notte. Era ormai pomeriggio inoltrato, e le giornate si stavano facendo più lunghe e più tiepide.

Spensierato, guardando il cielo nel suo infinito, il ragazzo si diresse verso il muretto della Rocca. Quel luogo era come fermo nel tempo, sospeso sopra la confusione della Bassa. Lì quella aleggiava, assieme al rumore delle auto, delle macchine e dei pensieri, un’accozzaglia di preoccupazioni, che ronzavano e rendevano impossibile concentrarsi su ciò che non fossero doveri, impegni e appuntamenti. Invece lassù, tra il labirinto dei vicoli di Città Alta, vi era pace e tranquillità: i pensieri danzavano, leggeri, liberi da ogni pressione.

Lì, poi, tra le mura del forte, tra il verde degli alberi e ancora più in alto del resto della città, i pensieri si libravano nell’aria, quasi a occupare tutto lo spazio possibile.

Il punto di partenza. Ecco cosa era per lui la Rocca. Prima di partire bisogna fare i bagagli. Bisogna avere le idee chiare. E un luogo dove si ha tutto il tempo per fare ordine tra le idee è sicuramente un buon punto di partenza.

Si sedette sul muretto, a osservare il tramonto. Un inizio. Già, una nuova avventura, una nuova sfida. Ignari di ciò che ci si parerà davanti.

Prima di un nuovo viaggio, però, un altro è finito. Come il sole che tramonta, si guarda il sipario calare su uno spettacolo e poi ci si avventura dietro le quinte, verso il prossimo palcoscenico. Si attraversa la notte, giovane, che s’incupisce sempre più, quando poi solo le stelle ci illuminano. Non siamo soli. Ogni stella è un mondo.

Rise.

Sembra una favola per bambini, ma è proprio così. Un piccolo mondo, lontano, che ci osserva, che ci accompagna nella notte, prima che un nuovo dì cominci con un’alba su uno nuovo. Tutte quelle stelle non sono altro che un atlante del passato, che ci osservano da tempi immemori. Da queste, tutte le storie hanno preso vita, tutti i viaggi sono cominciati.

Ma non era dalla notte che voleva cominciare. Né dall’alba. L’alba era oltre l’inizio, all’alba si era già pensato a tutto, si erano oramai levate le tende e si era prossimi a partire. La notte era già trascorsa, le stelle erano già passate sopra la testa. L’alba è la metà del viaggio.

Il tramonto, invece, era perfetto. L’esperienza di un viaggio vissuto insieme alla curiosità di ascoltare quale storia avrebbero ispirato le stelle, per ripartire all’avventura.

Annuì. È una prova, è la prova. La vita è un viaggio perpetuo, che continua nello spazio tra un tramonto e un altro. Ci sussurra, avvolgendoci nel tepore della sua luce, di non perdere la speranza, perché c’è sempre un qualcosa dopo che ci aspetta.

Poi, dopo che il sole è scomparso oltre l’orizzonte, osserviamo le stelle, come tanti grandi prima di noi, e ci sentiamo piccoli così come questi si erano sentiti prima di salpare per un nuovo mondo, che ci attende con il sorgere del sole.

Tuttavia era ancora presto per salpare. Il giovane aveva altro a cui pensare, prima di gettarsi nel nuovo mondo. Cercava una spiegazione. Sapeva che non poteva avere delle risposte, ma solo abbozzare un’ipotesi, che avrebbe inevitabilmente portato a una nuova domanda; ma aveva così tanti perché a cui trovare una risposta. L’indizio per trovarla era disperso nel vento e nel cielo. Un viaggio per rincorrere una risposta.

Sorrise.

Scommetto che non sai perché il tramonto è rosso. Vedi, la luce è fatta di molti colori, e tra tutti quei colori il rosso è quello che viaggia più lontano.

Rosso. Come la passione, come l’amore che tanto rincorriamo. Ma anche il colore che va più lontano, in tutte le sue sfumature. Un degno compagno di viaggio, che ci sprona ad andare sempre avanti, anche quando tutto sembra volgere al peggio.

Sfiorò la rete di ferro davanti a lui.

Avrebbe incontrato degli ostacoli. Non poteva sapere quando e quanti, ma di sicuro non si sarebbe accontentato di una strada spianata davanti a sé. Ogni tanto avrebbe voluto una salita, anche se impervia, per rallentare e tirare un sospiro di sollievo giunto in cima. Guardare poi la strada percorsa, e osservare tutto ciò che gli si prospettava davanti. E ovviamente guardare un nuovo tramonto, per ricordare che non era ancora finita.

Si alzò, lento, quasi non volesse andarsene.

Avrebbe accettato la scommessa, valutando con attenzione le scelte, ma anche rischiando il tutto per tutto. Non pensava certamente di restare in disparte e di tirarsi in dietro di fronte a ogni sfida, magari accettarne qualcuna. La vita è una scommessa, bisogna sapere quando giocare le carte, quando azzardare una mossa che altri riterrebbero sconsiderata. Un pizzico di brivido, insomma, non si può soltanto camminare in avanti, ogni tanto si deve accelerare.

Sollevò lo sguardo verso il cielo e il tiepido sole.

Aveva però ancora una cosa da fare. O meglio due.

Trovare un compagno di viaggio. Non si può andare avanti da soli. Serve una spalla, un amico che ci aiuti a rialzarci quando inciampiamo. Qualcuno con cui ridere dei momenti trascorsi, con cui prendersi in giro senza volersi male.

O magari qualcosa di più di un semplice amico, perché no?

Doveva trovare il coraggio per cercare anche quel qualcuno. O meglio per parlarle.

Sospirò. Ce la devo fare. Quella era per ora la più grande salita che gli si prospettava davanti, e aveva tutta l’intenzione di superarla, a tutti i costi.

Poi, ovviamente, doveva riscrivere tutto quello a cui aveva pensato quel pomeriggio.

Sorrise e si incamminò. Un nuovo viaggio era appena cominciato.

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