34. L’intonaco scrostato

Genere: Fantastico

Elisa entrò in camera sbattendo la porta, si era buttò sul letto e si mise a piangere, lacrime di rabbia e di delusione. Reduce dall’ennesima discussione con i suoi genitori, non ne poteva davvero più, doveva andarsene da quella casa e l’avrebbe fatto al più presto. A chi sarebbe importato? Forse ai suoi genitori, che si rifiutavano di farle vivere la sua vita? Oppure ai fratelli maggiori per cui contava meno di zero? “Li odio tutti e odio questo posto” pensò la ragazza e, con la mente affollata di brutti pensieri, si addormentò.

Quando la ragazza riaprì gli occhi era notte fonda. Dalla finestra, rimasta aperta, entrava una debole luce. Cogliendo l’occasione, Elisa decise di uscire e fare un giro, per rischiararsi le idee.

La città era addormentata, possibile che non ci fosse un’auto, una combriccola di ragazzi, come quelli con cui sarebbe dovuta andare in discoteca? Camminava per le vie deserte, decisa ad allontanarsi il più possibile da quella casa che le pareva tanto una prigione. Dentro di sé Elisa non sentiva altro che vuoto, un vuoto che faceva male, che sapeva di solitudine e rabbia, verso i suoi genitori, i suoi conoscenti e la sua vita in generale. Perché non poteva essere come tutte le altre ragazze? Così belle, fortunate, con una famiglia ricca e che le lasciava libere di fare tutto ciò che volevano.

Persa nei suoi pensieri, la ragazza era arrivata davanti a una villa lussuosa: dietro i massicci cancelli si trovava un passaggio nel parco, che conduceva all’ingresso. Era sfarzosa e illuminata quasi a giorno eppure a Elisa sembrò sgradevole. Quante volte aveva sognato una villa come quella al posto della sua modesta casettina, ma c’era qualcosa in quella dimora che la rendeva cupa, fredda, vuota. Anche l’intonaco era scrostato. Perché non fare un po’ di manutenzione? Sicuramente non per una questione economica…Alla ragazza venne voglia di avvicinarsi, spinse il cancello e, con sua grande sorpresa, questo si aprì. Elisa si affacciò a una grande finestra: c’era un uomo distinto, intento a scrivere. Forse era un famoso scrittore! La ragazza amava scrivere, ma da un po’ aveva smesso, il suo gruppo infatti le aveva fatto notare che era una cosa da sfigati e secchioni. “Però”, ricordò Elisa, “quando scrivevo pareva che tutto fosse più bello, caldo e luminoso, mentre questo signore è grigio come la sua casa”. Sbirciando i fogli, la ragazza scoprì con suo sommo rammarico che erano coperti di cifre e frecce rosse e verdi, che salivano e scendevano, mentre l’uomo consultava libretti degli assegni e ricevute. Forse era un imprenditore e teneva il conto delle sue ricchezze. Ma perché allora non era felice? Non gli piaceva il suo lavoro? Improvvisamente l’imprenditore prese dalla tasca della giacca una penna, guardandosi attorno con aria furtiva e cancellò un numero su un assegno, rimpiazzandolo con uno con parecchi zeri in più. L’operazione fu ripetuta più volte, finché la freccia dei guadagni non superò quella delle spese. Elisa rimase sconcertata: l’uomo era un truffatore!

In quel momento dalla casa si staccò qualcosa, che si infranse al suolo. La giovane urlò, attirando l’attenzione del truffatore, che si affacciò alla finestra, ma la ragazza si mise a correre, finché la villa e il suo proprietario non sparirono alla sua vista.

Era ancora turbata dalla visione, quando si ritrovò in una piazzetta, dove c’era un ragazzo seduto, che sembrava aspettare qualcuno. Quel “qualcuno” arrivò presto: era una giovane di qualche anno più di Elisa. Quando il ragazzo la vide, il suo volto si illuminò e si dischiuse in un sorriso. Si gettarono uno nelle braccia dell’altra e si baciarono. In quel momento, il giovane, nonostante il maglione antiquato e i pantaloni decisamente troppo larghi, sembrò ad Elisa il più bello che avesse mai visto. E, per la seconda volta in quella notte, accadde qualcosa di insolito. Attorno ai due giovani, ancora abbracciati, si sprigionò una luce, che andò a disegnare una casa. Elisa si sentì riempita di gioia e di affetto, e quella piccola sagoma le parve decisamente più bella della grande villa dell’imprenditore.

Mentre i due fidanzati, tenendosi per mano, si allontanavano, la ragazzina sentì il bisogno di tornare nel posto dove aveva trascorso tutti e quindici gli anni della sua vita. Si avviò per la strada, ora familiare e giunse davanti a casa sua. Elisa notò con entusiasmo che era ancora bella e colorata e che trasmetteva lo stesso calore dei due innamorati. La luce in salotto era accesa. Che i suoi genitori si fossero accorti della sua assenza? Preoccupata, scavalcò la ringhiera e andò a sbirciare dalla finestra, ma, con sua grande sorpresa, le due persone sedute sul divano non erano i suoi genitori. Assomigliavano molto alla mamma e al papà di Elisa, ma erano molto più giovani e meno segnati dal tempo e dalla fatica, prima di tutto. Poi, la donna, teneva tra le braccia un neonato di pochi mesi. Un bimbo biondo e paffutello si avvicinò alla mamma che, sorridendo, avvicinò a lui il neonato così che potesse accarezzarlo. Un terzo bambino, più grande voleva tenere in braccio il nuovo arrivato e protendeva le mani verso di lui. Allora il padre, prese il fagottino e lo lasciò al bambino, prestando attenzione perché non cadesse. Il neonato si volto verso la finestra e Elisa si ritrovò davanti alla cosa più strana della sua vita: stava fissando due grandi occhi verdi acqua, con pagliuzze castane, identici ai suoi. Elisa era di fronte a nientemeno che se stessa quindici anni prima. Tutto improvvisamente era chiaro, i due fratellini, i genitori, quella era casa sua, ma qualche mese dopo la sua nascita.

Come aveva potuto non capirlo prima? Forse aveva avuto bisogno delle persone che amava…perché questa era la chiave di tutto, la soluzione del rompicapo, l’amore. Là dove i due ragazzi si amavano non era servita una casa di mattoni, loro erano già casa. E nemmeno la villa più lussuosa poteva essere chiamata casa se colui che la abitava era freddo e non sapeva amare, così Elisa aveva assistito a come la residenza stesse andando in rovina dopo un gesto egoista e sbagliato del proprietario. E i suoi genitori si amavano e amavano i loro figli, quindi la loro modesta casetta era una vera, bellissima casa!

Esaltata della scoperta, si allontanò per ammirare l’opera che lei e suoi famigliari avevano costruito insieme. Ma, con suo sgomento, ora dalla facciata si erano staccati vari pezzi di intonaco e la casa era molto più fredda e grigia. Dentro Elisa crebbe un’enorme angoscia e corse di nuovo alla finestra per vedere cosa fosse accaduto.

La scena che vide fu dolorosamente familiare. Tutti erano seduti a tavola, mentre lei, Elisa, era in piedi e stava urlando. Vedeva la madre affondare il viso tra le mani e il padre alzarsi anch’egli, intimando alla figlia di sedersi e abbassare i toni. Elisa sapeva cosa sarebbe successo in seguito: era la lite che aveva avuto con i suoi genitori poche ore prima, ora avrebbe urlato che li odiava e sarebbe corsa in camera. Sentì la casa gemere e scricchiolare, ed ecco che una parte del colore e del calore della casa se n’era andata, infrangendosi al suolo. Elisa si sentì incredibilmente stupida: valeva la pena rovinare il lavoro di una vita solo per un’uscita in discoteca? E, detto tra noi, la discoteca neanche le piaceva, voleva andarci solo per stare nel gruppo. Ora doveva tornare a casa.

Vide la finestra della sua stanza aperta e vi entrò, non trovò però se stessa sul letto. Decise di tornare come era iniziato tutto, quindi si stese e chiuse gli occhi.

Il mattino seguente, Elisa, appena si svegliò, uscì in giardino e guardò la casa, ma non vide più né calore né freddo, solo la sua casa. Che fosse stato un sogno? Poteva anche essere, ma certo non era venuto per niente. Elisa era sicura che ci fosse ancora speranza di rimediare e far tornare la casa all’antica bellezza, per prima cosa doveva andare a scusarsi con i suoi famigliari.

Guardò fuori dalla finestra e sorrise: sarebbe stata una giornata bellissima.

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