4. Raccontami dei tuoi occhi…

Genere: Narrativo

“Vedi quel vecchio seduto sulla panchina della spiaggia?”

“Certo che lo vedo, ma che t’importa?”

“Guarda i suoi occhi, come osservano l’orizzonte, le onde che si infrangono sulla sabbia. Quegli occhi hanno un passato da ricordare e un futuro pieno ancora da vivere.”

“Come fai a saperlo nonno?”

“Perché io guardo il mare come quell’uomo. E’ lo sguardo di chi ha viaggiato molto, di chi ha tanto da raccontare, da dare…”

“Adesso mi hai incuriosito, raccontami questa storia nonnino!”

“Va bene, sappi che non è un semplice racconto: è un insegnamento, un consiglio per quelli che la vita vera la devono ancora scoprire”

 

“Iniziò tutto nel 1956, quando avevo diciotto anni. Frequentavo la scuola professionale perché i miei non potevano permettersi di meglio, ma avevo deciso di finire tutti i cinque anni, quindi quello sarebbe stato l’ultimo. Ero un giovane allegro e con la testa sulle spalle, non avevo una gran voglia di studiare ma mi impegnavo perché sapevo che ne valeva del mio futuro. Era il primo giorno di scuola, un’opportunità per rivedere il mio migliore amico Chicco e gli altri  compagni di classe. Quell’anno era decisivo e volevamo affrontarlo tutti insieme senza lasciare nessuno a metà strada. Non ti sto a raccontare  dell’allegria che ci pervase quando ci rivedemmo ai cancelli dell’edificio, ci abbracciavamo e non ci staccavamo più.”

“Lo sai che io sono sempre felice quando rivedo i miei amici?”

“Bisogna sempre essere felici quando si sta con chi si ama. Allora dove ero rimasto? Ah si, ti dicevo che la  giornata passò velocemente e io dovevo percorrere cinquecento metri a piedi prima di arrivare a casa. Durante il tragitto potevo pensare e riflettere senza che nessuno mi disturbasse o invadesse i miei pensieri. A casa c’era mia madre, casalinga, con cui avevo un bel rapporto, mentre mio padre lavorava fino a tardi nella sua falegnameria. Già, la falegnameria. Mio padre voleva che, finita la scuola, andassi a lavorare con lui e che prendessi le redini del negozio. Ma io non volevo, avevo sogni più grandi per la mia vita, sogni di un ragazzo che voleva viaggiare e scoprire il mondo. Ma mio padre non lo sapeva, non sapeva che volevo diventare uno chef e che quando lui non c’era aiutavo mia madre a cucinare. Erano pensieri strani a quei tempi, tutti cercavano di tirare avanti e non avevano tempo per sognare o per pensare a come stava andando la loro vita. Da quel giorno passarono tre mesi e arrivò il fatidico momento in cui decisi che non era la vita che volevo, che la mia era altrove, solo che non sapevo dove. A scuola era andata male, avevo preso un votaccio in due compiti e avevo paura di doverlo dire a mio padre. Riuscii solo a confidarlo a mia madre che era sempre molto comprensiva. Mi promise che lo avrebbe detto lei a mio padre e così fece. Lui si infuriò e mi disse che con i sacrifici che compiva per mandarmi a scuola il minimo era che prendessi bei voti, lo prendevo in giro, perché non erano i progetti che aveva per me. In quell’istante capii che non volevo accettare quei rimproveri e gli risposi che, beh, non sarei stato ad ascoltarlo, che non avrei lavorato nella sua stupida falegnameria e che non avrei più vissuto in quella noiosa città!”

“Wow nonno! Sei stato coraggioso a dire queste cose al tuo papà, però vai avanti che voglio sapere cosa succede!”

“Hai ragione, sono stato coraggioso, perché poi corsi in camera mia, presi quei pochi risparmi che avevo guadagnato lavorando durante l’estate, una borsa con alcuni vestiti e salutai mia madre dicendole che me la sarei cavata, di non preoccuparsi. Varcai la soglia di casa sentendomi un eroe, uno che aveva avuto il fegato di ribattere e di far valere le proprie opinioni. Mio padre non penso se ne accorse subito, si doveva essere distratto e non comprese ciò che stava accadendo. Entrai nella prima cabina telefonica che trovai e composi il numero di casa di Chicco -Pronto?- disse lui -Chicco sono Alessandro, ti ricordi quando ti ho detto che prima o poi sarei scappato da questo posto? Oggi ho deciso che lo voglio fare, ho trovato il coraggio di rispondere a mio padre e di andarmene via. -gli spiegai carico di energia. – Io non ti giudico, sappi che ci sarò sempre per te, però stai attento, adesso non hai niente, ma sono sicuro che realizzerai tutti i sogni di cui mi avevi parlato -, -Non ti ringrazierò mai abbastanza per essermi stato vicino, sappi che ti voglio bene e che mi ricorderò sempre di te, ti saluto caro Chicco, a presto!- E con queste parole presi il primo bus per l’aeroporto di Ciampino, da dove avrebbe avuto inizio la mia nuova vita. In quel periodo i voli intercontinentali erano pochi e decisi, allora, di iniziare dai piani bassi, comprando un biglietto per la Francia, vera patria della cucina raffinata. Era anche la mia prima volta su un aereo, ma i pensieri mi distrassero dal volo. Lasciavo casa mia, l’unico posto che consideravo sicuro per andare dove? In un luogo sconosciuto che in questo momento mi diceva ben poco. Subito dopo invece pensavo che era ora di svegliarsi e di diventare grande, che non potevo sempre sottostare al volere di altri e che sarebbe stata l’opportunità per crescere. Ti risparmio il primo periodo in Francia perché ti dirò, quasi non me lo ricordo, le cose non andarono sempre bene, avevo problemi con la lingua e le persone mi stavano antipatiche, forse è stato lì che ho cominciato a capire come girava il mondo. So solo che quando lavoravo come lavapiatti per un ristorante incontrai un signore italiano, forse quello più gentile che  abbia mai conosciuto, che mi offrì un lavoro nel suo ristorante dopo aver visto la mia passione mentre servivo ai tavoli. Quel giorno capii che non esistono solo cose brutte o preoccupazioni, ma che ci sarà sempre qualcuno disposto ad aiutarti e che troverà in te quella voglia e quella passione di realizzarti. Da lì ho  imparato e sbagliato, come quando i miei piatti arrivavano in sala troppo freddi o troppo caldi  o  quando mi facevo fregare dai venditori al mercato, spendendo il doppio per comprare qualcosa che valeva poco o niente. Ragazzo, nella vita non tutto arriva poggiato su un piatto d’argento, le cose bisogna guadagnarsele. Quando ero ancora a Roma avevo un pasto caldo sulla tavola e qualcuno mi puliva la camera. Poi ho dovuto iniziare a rifarmi il letto, cercare qualcosa da mangiare e guadagnare quel poco per pagare l’affitto di una spocchiosa camera. Quando sono arrivato qui a Nizza mi sentivo perso, avevo la sensazione di aver fatto la cosa sbagliata nel modo sbagliato. Poi ho pensato che a casa non potevo tornare perché sarei risultato un codardo e decisi di rimanere. Vedi dove mi ha portato una presa di posizione? Se non fossi salito sull’aereo sarei ancora a casa a rimpiangere tutto. Non sarei diventato uno chef, non avrei aperto una catena di ristoranti e non sarei neanche diventato grande.”

“ Vuoi dire che devo scappare da casa?”

“Ragazzo! Allora non hai capito perché ti ho raccontato questa storia. Non voglio che scappi di casa, voglio che ti senta libero di realizzare i tuoi sogni, di rimboccarti le maniche e di sentire il piacere di possedere qualcosa che hai guadagnato! I viaggi che ho compiuto sono stati due: quello fisico che mi ha permesso di conoscere una cultura diversa dalla mia, nella quale ero stato imprigionato per diciotto anni, una cultura a suo modo retrograda ma affascinante. E poi il secondo, il mio viaggio interiore, durante il quale ho capito chi ero e cosa volevo, senza nessuno che mi influenzasse. Sono stato libero di mettere in pratica le mie scelte, pur sempre con un po’ di timore  che però è scomparso con il tempo. Quindi, bambino, ricordati che hai una testa e impara ad usarla, per viaggiare, per leggere e per ascoltare, ricordati di questa storia e magari un giorno anche tu potrai raccontarne una simile ai tuoi nipoti.”

“Guarda, il signore sta andando via, magari la storia l’ha sentita anche lui!”

“Non lo so, figliolo, non lo so. Ma ora andiamo, questa panchina è troppo scomoda per la mia schiena.”

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21 thoughts on “4. Raccontami dei tuoi occhi…

  1. Molto, molto, molto bello! Bella l’idea, bella la scrittura e bello anche il finale. Complimenti!

  2. Goethe ha scritto:
    Fino a che non decidi di impegnarti c’è il dubbio; c’è la possibilità di tirarti indietro.
    C’è una verità fondamentale riguardo alle nostre scelte: quando ci impegniamo davvero anche la Provvidenza si impegna con noi.
    Ignorare questa verità uccide un’incalcolabile quantità di idee e splendidi progetti.
    Quando ci impegniamo, arriva a noi ogni tipo di aiuto che, senza questo impegno, non arriverebbe mai.
    Tutto un flusso di eventi si scatena nella decisione presa, provocando a nostro favore ogni tipo di incontri, accadimenti imprevisti e aiuti materiali che mai avremmo sognato potessero succedere.
    Qualunque cosa a cui aspiri, comincia a farla!
    L’osare porta con sé genio, potere e magia.
    Comincia adesso!

  3. a mio parere un testo molto significativo . quando si ha la testa sulle spalle ci si arriva da tutte le parti ! poi con volonta’ e sacrificio meglio ancora sono le dosi migliori . complimenti bel testo e bella scrittura hai descritto una realta’ di tutti i giorni bravaaaaa

  4. A volte, nella vita, ci si trova a dover fare delle scelte.Giuste? Sbagliate? Chi lo può dire? Sarà solo la vita a dircelo!
    La cosa più importante è che siamo liberi di fare delle scelte, ma la vita ci insegna che non possiamo scegliere le conseguenze.
    Mi piace quello che hai scritto perché da la possibilità di pensare e riflettere. Brava!

  5. Quanti misteri in fondo agli occhi … ci sono i passi di una vita, anche quelli che la tua memoria non ha più! Bello!

  6. Lettura scorrevole e allo stesso tempo piacevole.
    Nel racconto l’autore/rice ha sviluppato in modo semplice, ma efficace il tema dell’edizione.
    Complimenti!ti auguro un giorno, di poter guardare anche tu con gli stessi occhi pieni di orgoglio il tuo passato

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