49. In fuga con Nonna Mema

Genere: racconto di formazione

Quando si svegliò in mezzo alla sabbia nel buio e nel freddo della notte allungò la mano per toccare la nonna che le dormiva accanto. La sua mano si alzava e si abbassava a ogni prezioso respiro, sempre più affaticato, corto e ansimante.

Ormai in piedi, rimase ad ascoltare le dune e le rocce danzare al soffio del vento, lì in quella terra desolata e livida: nessun colore, solo i suoi capelli azzurri, tinti un mese e mezzo prima, nessun segno di vita. Avrebbero dovuto proseguire, ce l’avevano quasi fatta, mancava poco e il Deserto del Gobi avrebbe lasciato posto alle catene montuose del Tibet. Quanto mai le aveva dato ascolto.

La nonna si rigirò nelle coperte. Poi aprì gli occhi. –Greta- disse.

-Non preoccuparti nonna, sono qui.-

Si ciondolava avanti e indietro sulla sedia fuori dalla presidenza. Greta ne aveva combinata un’altra delle sue. Il giorno prima era tornata a casa con i capelli tinti, l’altra settimana con il piercing alla lingua. Era qualche mese che saltava le lezioni, non rispettava le regole, aveva un pessimo rendimento ed era stata scoperta a copiare nel mezzo di un test.

-E’ finita Greta! Espulsa, complimenti, spero tu sia soddisfatta!- gridò la madre una volta finito il colloquio.

-Tanto questa scuola mi faceva schifo.-

-Non la passerai liscia, cara mia! Da lunedì sarai iscritta al campo militare, è ora di crescere! Lo faccio per il tuo bene.-

-Ora non fingere che io ti stia a cuore. Vuoi liberarti di me, perfetto, va bene! Passa tutta la tua vita con quel fallito del tuo nuovo marito, ma se credi davvero che riuscirai a chiudermi in quella specie di prigione, ti sbagli di grosso.-

Mantenne fede alla sua promessa. Il giorno dopo preparò i bagagli e si trasferì dalla nonna paterna, l’unica disposta ad ospitarla senza tante domande. Poi non poteva fare torto peggiore a sua madre, sapeva quanto si detestassero reciprocamente. Sarebbe rimasta solo per poco tempo, voleva partire, viaggiare, scoprire il mondo e allontanarsi il prima possibile da quella realtà pressante, soffocante e priva di prospettive.

-Non illuderti! Non ho intenzione di restare con te, mi serve solo qualche giorno per organizzarmi e partire.-

-Ma dove vuoi andare Greta? Non hai denaro e il mondo lì fuori è una giungla. Troppo pericoloso. Verrò con te.-

-NO. NO e ancora NO! Forse, nonna, non mi sono spiegata bene, non voglio nessuno, voglio stare da sola.-

-Riflettici, converrebbe a entrambe. Io scelgo la destinazione e “sovvenziono” il viaggio, tu mi accompagni e ottieni quello che vuoi: fuggire da qui.-

-Prima di tutto non sto fuggendo, me ne sto andando volontariamente e detto tra noi nonna, l’unico posto che ti si addice in questo momento è l’ospizio.-

-Sei proprio gentile, nipotina mia! Dai Greta! Facciamo finta che sia il mio ultimo desiderio.-

-Dove vorresti andare, sentiamo!-

-Attraversare il Deserto del Gobi in un cammino spirituale e fare un video.-

-La senilità ti sta offuscando la mente! Ma sei matta?! E quale sarebbe la ragione di questo tuo viaggio?-

-Non c’è strada che porti alla felicità: la felicità è la strada. Per tutta la vita sono stata al sicuro nel porto e adesso voglio mare aperto. Esplorare. Sognare. Scoprire.-

-Non è un po’ tardi per farlo?!  Le nonne della tue età vanno a giocare a tombola o al gratta e vinci! Poi ammesso che riuscissi a tornare a casa sana e salva, cosa che dubito fortemente, a cosa ti servirebbe il video?-

-Per partecipare alla trasmissione di Licia Colò “Alle falde del Kilimangiaro”, la seguo tutte le domeniche pomeriggio, mostra i luoghi più remoti del pianeta. Nessuno è mai riuscito ad attraversare il Deserto del Gobi a piedi, solo il Dalai Lama dicono. Noi saremo le prime!! Allora? Cosa ne dici?-

-Ho alternative? Non mi sembra. Ora vai a dormire domani si parte.-

Nonna Mema era sempre stata un po’ svitata, secondo sua madre, di sicuro era una nonna che non si omologava agli schemi convenzionali, anche solo per il fatto che era di fede buddhista. Erano sul treno quando Greta le propose una barzelletta:

-Due buddisti. Uno dice all’altro:
‘Sai, stanotte ho sognato di reincarnarmi’
‘Ma, dai! e cos’eri?’
‘Un’unghia’…..-

Ma la nonna, senza lasciarsi turbare, rispose cercando di non perdere la sua pace interiore:

-Dio ci ha dato due orecchie,

ma soltanto una bocca,

proprio per ascoltare il doppio e parlare la metà.

Prendi esempio!- Greta non poté che apprezzare la saggezza della nonna.

Nel frattempo si era distratta a guardare il suo bagaglio: e se l’avessero lasciato? Bisognava viaggiare leggeri. Le piaceva quando il treno prendeva velocità, sentiva quello spostamento d’aria che sigillava le orecchie: guardò ancora la sua valigia e si immaginò di aprire il finestrino e buttare tutto al vento. Tutto il bagaglio, tutto il passato, tutti i ricordi. Pronta per ripartire da zero.

Dopo diversi giorni sul treno finalmente arrivarono in Mongolia, punto di partenza per il loro cammino. -Come faremo?- domandò la giovane.

-Chiederemo ospitalità presso le tribù che incontreremo nel deserto.-

-E la cartina? Finiremo per perderci, me lo sento. Moriremo di stenti, abbrustolite sotto il sole nel migliore dei casi, oppure per mano di predoni.-

-Non ci serve! Buon viaggiatore è colui che non sa nemmeno dove sta andando.-

-Smettila di parlare per aforismi, non sei il Dalai Lama!-

Rispettarono il programma per trenta lunghi giorni di marcia, nemmeno gli aforismi della nonna furono capaci di trovare una soluzione alle forze che cominciavano a mancare.

Si alzò che la nonna dormiva ancora, uscì dalla tenda e s’incamminò verso le dune, s’inginocchiò nella sabbia, alzando il viso verso il pallore del giorno. Tutto quel vuoto e loro due, alla resa dei conti.

-Ci sei?- sussurrò. -Riuscirò a vederti prima o poi? Ce l’hai un cuore? E Tu saresti un Dio infinitamente buono e giusto? Sii stramaledetto per l’eternità, se la farai morire.-

In quel momento sentì una mano sulla sua spalla. -Il tuo viaggio non finisce oggi, la tua avventura è solo all’inizio.- bisbigliò Nonna Mema, inginocchiandosi a sua volta. Erano l’una il mondo dell’altra.                                                                                                                                                -Siamo arrivate ai confini del mondo e non ci basta. Strana questa cosa dei viaggi, una volta che cominci, è difficile fermarsi. È come essere alcolizzati.-

-Si disimpara a vivere.-

-O forse s’impara il pieno senso della vita. Trovare la pace interiore ed essere amati: non serve altro.-

-Se morissi tu, vorrei morire anch’io.-

-Non dirlo neanche per scherzo, Greta. Hai il mondo davanti a te! Io sono sazia, ho assaporato la vita in tutte le sue sfaccettature, ora è il tuo turno.-

 

Riuscirono ad arrivare nelle terre della tribù di Gansu: l’ultimo tratto di strada lo fecero sul dorso di un cammello, le avevano viste dal villaggio ed erano venuti a prenderle.

La nonna era felice anche se il suo corpo si era assottigliato, sempre più simile a sabbia e a vento. Nemmeno più si ricordava della tv, aveva ben altro cui pensare…

Quando una mattina non si svegliò, Greta non provò nemmeno troppo dolore, non il dolore che credeva: ora sarebbe stato il suo turno. Era diventata forte.

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