64. Al supermercato

Genere: racconto sociale

Scendo le scale di casa a due a due e salto tutti insieme gli ultimi quattro gradini. Mi viene naturale, forse perché mi piace correre. Monto sulla bicicletta, esco dal cancello e scendo dalla discesa alberata. Sarà perché non passano tante macchine, ma pedalando per le vie del mio paese natale mi pare che nessuno abbia fretta. Credo di aver percorso due chilometri per arrivare al supermercato più noto in città, e ora sono contenta di poggiare i piedi a terra. Parcheggio il mio mezzo di trasporto e come sempre penso che il mio lucchetto sia inutile perché troppo sottile e in ogni caso la gente rimarrebbe impassibile vedendo qualcuno rubare una bicicletta. Passando per le porte scorrevoli ho il ricordo di una botta al naso che presi un paio d’anni fa contro quelle di un negozio. Sono finalmente entrata nel grande centro di consumo illuminato da forti luci bianche, affollatissimo, la gente è sorridente e i carrelli sono strabordanti. Tutto questo mi trasmette malinconia. Dall’altissima pila prendo un cestello, perché non sono mai stata in grado di guidare un carrello per la spesa e temo di essere ridicola. “SUPER SCONTO: sedano a €0,60 al chilo”, leggo su un cartellone appeso al soffitto, intanto vedo un anziano signore, molto probabilmente in pensione, e noto che prima di insacchettare un gambo di sedano ne stacca ogni parte rovinata o sporca per spendere il minimo; non ho mai visto qualcosa di simile. È qui, e non attraverso i mass media, che capisco veramente come la crisi economica che stiamo vivendo possa colpire le famiglie. Continuo per la mia strada e maledico i proprietari del supermercato che, per invogliare la clientela ad acquistare più prodotti possibile, mi obbligano a fare lo slalom tra gli scaffali zeppi di pubblicità e colori sgargianti che attirano l’attenzione di tutti prima di farmi arrivare di fronte al banco del pane. Da quando la commessa chiama il numero che è scritto sul mio bigliettino a quando ha finito di servirmi cerco di catturare il suo sguardo; non so mai se pensare che le piaccia stare dietro il bancone o se  pensare che sia l’ultima cosa da lei voluta. Forse lo trova un lavoro noioso, o forse si diverte a vedere e sentire parlare così tante persone, magari le interessa cercare di capire le abitudini alimentari delle persone, il loro umore e i loro sguardi, come io faccio con lei. La ringrazio e le sorrido. Un sorriso sincero, però. Lei ricambia e questo mi fa stare bene. È la volta dei salumi, ma lì c’è molta più coda, forse è dovuto a quel pezzo di speck così invitante molto ben esposto. Aspettando il mio turno vedo volare a terra uno scontrino. Ho un attimo di esitazione perché non so se fregarmene o cercarne il proprietario; poi mi decido.

-      Mi scusi signore, è suo questo scontrino?

-      No.

-      Signora, ho trovato questo scontrino per terra, è caduto a lei?

-      Fammi vedere… no, mi dispiace.

Scoraggiata non continuo la ricerca del misterioso proprietario, ma è bello trovare una sconosciuta che ti si rivolge gentilmente.

Infilo nel cestello ancora qualche prodotto che promette di rendermi i capelli morbidi e setosi, proprio come quelli della ragazza nella foto e mi dirigo verso la cassa.

La difficoltà più grande di andare a fare la spesa è indubbiamente scegliere a quale cassa mettersi in coda per aspettare meno tempo. Dove c’è tanta coda hanno tutti pochi prodotti, mentre dove troviamo meno persone i carrelli sono pieni. Poi c’è la cassa “Max 10 pezzi” e io, avendone giusto cinque, mi apposto lì. Sono circondata da piccoli aggeggi da cucina e mini-snacks che ti fanno immediatamente venire voglia di comprarli. È forte scoprire come la mente umana venga assecondata dalla posizione dei prodotti. Percorro gli stessi ragionamenti della commessa del banco del pane per quella della cassa e le consegno la tessera del supermercato che mi permette di sfruttare tutti gli sconti del momento. Un altro metodo per far acquistare alla gente prodotti che altrimenti non avrebbero acquistato. Il cliente che aspetta dietro di me ha come minimo trenta prodotti e scopro che ho sbagliato: la freccia indicava la cassa numero sette, non la numero sei.

-      Arrivederci e grazie

-      Grazie a lei, signora

Sistemo i miei acquisti nello zaino e insieme alle porte scorrevoli si chiude un mondo, che è sempre uguale e ogni volta mi sorprende. Questa avventura è finita e dal vociare dei consumatori si passa al rombo delle automobili.

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2 thoughts on “64. Al supermercato

  1. personale, sincero e originale. Anche a me capita di immaginare i pensieri delle commesse dei supermercati e… a volte oso chiedere loro come si sentono…

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