65. Un posto nel mondo

Genere: realistico

Sarà che il tempo ci porta indietro i ricordi oppure che essi vivono sempre dentro di noi?

Sono Christian Rossi ed a questa domanda non ho ancora trovato una risposta, ma sta di fatto che questa mattina mi sono ritrovato faccia a faccia con loro.

Dovete sapere, cari lettori, che la mia adolescenza fu molto difficile, d’altronde tutti i ragazzi affrontano questo periodo di passaggio con grande confusione e voglia di libertà, ma io compresi, in quel periodo, che cosa volevo fare nella vita.

Da quando nacqui non ebbi mai una casa fissa a causa del lavoro di mio padre e quindi non ebbi la possibilità di coltivare delle amicizie.

All’età di 15 anni traslocai a Palermo, una città stupenda ma lì fui costretto dai miei genitori a frequentare una scuola privata dove gli studenti erano tutti ragazzi viziati con il loro stretto cerchio di amicizie, che a malincuore mi accettarono nella loro classe seppur lasciandomi in disparte.

Avevamo acquistato una villa a pochi metri dal mare più raffinata ed ampia rispetto alle altre in cui avevamo vissuto; la mia stanza a vista sul mare rispecchiava proprio il mio modo di essere, anche se avrei voluto sceglierla personalmente: le pareti erano colorate con colori caldi, forti e sul letto morbido vi erano molti cuscini soffici con temi geometrici che richiamavano la mia vivacità e la mia dolcezza.

Trascorsi il periodo scolastico in casa e mi affezionai tantissimo ad essa: sapeva tutto di me e tra le sue fresche mura mi sentivo protetto, come una rondine che, anche se sa che presto dovrà lasciare il suo nido, vi depone le uova e vi fa crescere i suoi piccoli.

Così io alimentavo i miei pensieri e le mie convinzioni provocando la preoccupazione di mia madre per la solitudine che mi avvolgeva.

Giunta l’estate alcuni ragazzi che abitavano nella mia zona vollero stringere amicizia con me e fu così che scoprii una ragione per rimanere in quel posto: Virginia, la più bella ragazza che avessi mai conosciuto.

Ora che l’avevo incontrata non avrei permesso ad uno stupido viaggio di interporsi fra noi distruggendo il nostro rapporto e lottai affinché i miei genitori decidessero di stabilirci definitivamente a Palermo; mia madre, vedendomi disperato al dover lasciare il posto che ormai chiamavo casa e aver notato il mio interessamento verso le nuove amicizie, accolse la mia richiesta e riuscì a convincere mio padre a partire da solo, anche se questo la distruggeva.

Trascorsi così due anni con la frequente mancanza di mio padre, con mia madre sempre pensierosa e rimasi segretamente innamorato di quella ragazza che mi parlò sulla spiaggia senza sapere che saremmo diventati, per mia sfortuna, inseparabili o quasi.

In quel periodo stavo pensando di abbandonare gli studi e arrivò il giorno in cui decisi di proporlo ai miei genitori.

Ricordo perfettamente quel momento che fu il passo verso una scelta irreversibile: li avevo fatti sedere sul divano per evitare che svenissero e avendo paura della loro reazione, cercavo di evitare i loro sguardi e dissi loro che avrei voluto trovare un lavoro e lasciare i miei studi.

Non feci in tempo ad alzare lo sguardo che mio padre si alzò e mi diede uno schiaffo dicendomi che avrei dovuto vergognarmi per ciò che avevo detto dopo tutti i sacrifici che avevano fatto per me ed in questo modo mi fece capire quanto fosse sdegnato.

In quanto a mia madre mi era bastato guardarla negli occhi per comprendere che condivideva il pensiero di mio padre.

Arrabbiato mi rinchiusi in camera riflettendo su come avrei potuto risolvere la questione e sulle cose che avrei potuto dire ai miei per convincerli a sostenermi nonostante la mia scelta non gli piacesse.

Il giorno seguente raccontai l’accaduto e la mia decisione a Virginia che, invece di appoggiarmi e consolarmi, mi sgridò e mi lasciò solo in quel terribile momento; fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Ero tremendamente in conflitto con me stesso: restare accanto al mio amore sebbene non mi volesse o lasciare tutto e scappare il più lontano possibile?

Se lei fosse stata al mio fianco sono sicuro che avrei scelto di rimanere accettando il futuro che i miei genitori avevano scelto per me …

Fu così che intrapresi un viaggio in Africa, lasciando loro solamente una lettera di scuse per tutto ciò che avevo causato e per aver preso alcuni dei loro risparmi che avevano in casa; in quanto a Virginia non ebbi il coraggio di dirle addio e, da quell’istante in cui avevamo litigato, lei si era allontanata dal mio cuore.

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