68. Forse

Genere: drammatico / surreale

Quanti anni avevo? Venti? Venticinque? Mi importava poco, probabilmente niente. Decisi quell’estate di rasserenare il mio inquieto animo, di capire, di cercare  e forse anche di trovare. Mi allontanai da tutto e da tutti, presi la mia barca, quella che chiamavo affettuosamente “Ursus”, e cominciai a navigare. Stavo 14 ore, ogni giorno, a contemplare il mare, poi dormivo. Maestro Zen o povero illuso? Questa domanda continuavo a pormi, forse ironicamente, forse nella speranza che la risposta non rientrasse tra le opzioni.

Era il settantacinquesimo giorno di navigazione e c’era il sole, eppure. Mi addormentai alle 16 e 30, dormii tanto, feci sogni stupendi: ero bambino e la ragazzina per cui avevo preso un cotta veniva ad abbracciarmi poi segnavo un goal nella partita più importante del campionato e tutti erano felici di me ma io non so giocare a calcio perché poi sorridevo nel guardare mio padre esultare innalzando finalmente un premio letterario nella sua carriera dolce fluttuare morale… BAM! Mi svegliai di soprassalto, un fulmine! Mi guardai intorno atterrito, io e “Ursus”, fedele compagno di viaggio, eravamo in balia delle onde, o più semplicemente, eravamo nella merda: una tempesta!  Dovevo cambiare rotta, ma non ero un marinaio esperto, il nord il sud…ero nel panico, avevo perso la bussola, o forse non l’avevo mai avuta. Alzai gli occhi al cielo, misi un sottofondo musicale mentale, preparai la mia morte, in modo che fosse epica…

BAM! L’albero maestro mi cadde addosso interrompendo ogni speranza di gloria, soffrivo, urlavo, non riuscivo a respirare. Un’onda lo spostò, ma non avevo le forze per reagire, la poppa della nave era distrutta, e io mi ritrovai sdraiato, a guardare il cielo, cominciai a contare le stelle pensavo che sarebbe stato bello poter rivedere mia madre morta in un incidente nessuno voleva dirmi cos’era successo io non riuscivo a capire la mia vita perché dite che sono un soggetto pericoloso perché vi ostinate a non parlarmi come è possibile non portare mai a termine nulla dove quando uomo schifo apatico se acqua nessuno un aiuto una risposta Ursus dove sei… BAM! La barca fu ribaltata, mi ritrovai sott’acqua, stanchissimo. Usai tutta la forza che avevo e risalii in superficie, sarei morto nel giro di cinque minuti, e purtroppo non mi trovavo in un film, nessuno mi sarebbe venuto a cercare, avevo pochissimi amici, forse era per quello che avevo deciso di allontanarmi, si ma da chi? BAM! Un pezzo della nave mi colpì violentemente in faccia, sanguinavo, ma resistevo. Poi l’albero maestro, o quello che ne rimaneva, si alzò sopra il mio corpo, agitandosi, prendendo le fattezze di uno di quei mostri che mi avevano rovinato l’adolescenza, e mi assalì. Andai a fondo, ero stremato. Decisi stavolta di lottare fino alla fine, provai a risalire, ma qualcosa mi trattenne, il mio piede era rimasto incastrato in uno scoglietto buio, che mi ricordava tanto…BAM! questo era il mio cuore che sussultava, era veramente finita. Mi rimanevano si e no 30 secondi di vita, volevo trascorrerli pensando, che era la cosa che amavo fare di più. Così pensai a cosa pensare, e i 30 secondi passarono, ma io non ero ancora morto, anzi  respiravo, com’era possibile? Mi guardai intorno, e tutto era così calmo, poteva esserci tanta pace, quando fuori si stava verificando una tempesta di dimensioni smisurate?

I miei pensieri furono bruscamente interrotti da una luce violentissima  che si avvicinava, piano piano. (Il cuore smise di sussultare, e cominciò a gridare). Era ormai a circa 50 metri da me, e io non sapevo se averne timore. Eppure era simile a quella luce che mi aveva aiutato, nella mia fanciullezza, a sconfiggere quei mostri cattivi quando ancora non conoscevo non sapevo forse non ero ma ero e se ho sbagliato se ho fallito se ho fatto male a scappare io ho voluto tutto questo io sapevo la mia giovane età la mia limitatezza la mia insoddisfazione il tutto…(BAM!)

Mi resi all’improvviso conto che la stanchezza, con la stessa velocità con cui quel fulmine aveva ormai distrutto la mia vita, con cui Ursus, ultimo spiraglio di vita, era stata uccisa dai signori del Male, prese il sopravvento, e io mi addormentai, o almeno così mi parve, inizialmente.

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