35/2016. Cercasi giovane italiano precario

Eccomi qui a raccontare la mia storia: la mia carriera scolastica è iniziata a sei anni, ed è finita qualche mese fa, ormai venticinquenne con una laurea in mano. Durante questi 19 anni di studio, non sono proprio stato uno studente dai risultati eccezionali, ma me la sono sempre cavata bene. A distrarmi dallo studio c’erano da piccolo i cartoni animati e le figurine dei calciatori, da ragazzo le estenuanti serate in discoteca e i primi amori infranti.

Fin da bambino, l’economia ha sempre catturato la mia attenzione: quando c’era il telegiornale mi interessava soltanto ascoltare come andava la Borsa, come scendeva o saliva lo spread, perciò alla fine della terza media ho deciso di studiare amministrazione e marketing alle superiori (la vecchia e cara ragioneria). Nelle materie matematiche ero un genio: in 5 anni mi sembra di non aver mai preso un voto inferiore al 7 in matematica o in economia, ma ero un mezzo disastro nelle materie umanistiche, prendevo il mio solito scarso 6 in italiano o in storia.

Giunto ai fatidici 18 anni, ho vissuto la mia prima vera prova di vita: la maturità. Mi sono diplomato con una votazione di 90/100, un risultato più che buono ma non eccelso. Per rendermi autonomo e sollevare i miei da un ulteriore peso, ho deciso di andarmene via da casa e sono andato a vivere con degli amici in un monolocale in centro città, al sesto piano di un palazzone in cui non conoscevo la maggior parte dei miei vicini, dove pagavamo 500 euro al mese ciascuno.

Per pagarmi gli studi e la casa, ho cercato dei piccoli lavori part-time qua e là, come cameriere in un bar, dog-sitter e come friggitore di patatine in un famoso fast food del più grande centro commerciale della città.

Terminati gli studi universitari, ero convinto di trovare subito il posto di lavoro che desideravo fin da bambino, ossia un posto da manager in un’azienda o amministratore di una grossa impresa del territorio, pensavo che mi sarei sistemato economicamente e che avrei messo su famiglia con la mia fidanzata.

Invece no, ero sempre in mezzo a patatine da friggere dalle 9 di mattina alle 3 del pomeriggio, a preparare tonnellate e tonnellate di cibo non molto salutare, per poche centinaia di euro e con un contratto precario. Ho mandato molti curriculum vitae ad aziende che cercavano qualche impiegato o ragioniere, cioè l’agognato posto sognato fin da bambino. Sognavo di fare onestamente la gavetta in azienda per diventare poi un importante esponente della società.

Ho pensato pure di lasciare l’Italia, la mia patria, per trovare un posto di lavoro che mi soddisfacesse, visto che all’estero, dicevano, si sta meglio rispetto che nel nostro Paese. Avendo conseguito la laurea con un’ottima votazione e con una buona conoscenza di inglese, francese, tedesco e spagnolo, avrei avuto molte possibilità di trovare un lavoro all’estero.

Lasciare l’Italia significava, per me, perdere un pezzo della mia vita, della mia infanzia e della mia adolescenza, i miei migliori ricordi. Ma per la mia nazione significava perdere un ragazzo, lasciato solo e senza aspettative per il futuro, precario ed odorante di patatine fritte. Eppure desideravo solo essere una buona risorsa per il mio Paese e contribuire ad accrescerne l’economia, quell’economia che tanto mi affascinava. Il nostro Governo, negli ultimi anni ha smesso di pensare a noi giovani che cerchiamo disperatamente lavoro, che non riusciamo a trovarlo e non ci realizzeremo mai. Pensano solo a rubare a noi poveri italiani, si scambiano mazzette tra di loro, rovinando beni e servizi pubblici.

Ho deciso di andare all’avventura all’estero, cercare un lavoro per creare una famiglia. Sono andato in Germania, a Francoforte, ho trovato un piccolo appartamento appena fuori città, vicino al posto di lavoro. Per un periodo di tempo sono stato in prova come manager in un’azienda che commercia molto spesso con l’Italia.

Ero nel reparto relazioni internazionali, stavo tutto il giorno a chiamare clienti italiani e a tradurre i loro ordini in tedesco. In Germania, per questo lavoro guadagnavo oltre 3000 euro al mese e mi hanno confermato che mi avrebbero fatto un contratto a tempo indeterminato, non come in Italia dove, se sei fortunato, al massimo ti fanno un contratto di un anno e devi fare i salti mortali per poter avere un rinnovo… Che non arriva quasi mai.

Lì in Germania avevo nostalgia di casa, dei miei genitori, della mia famiglia, dei miei vecchi coinquilini, degli amici con i quali ho passato i momenti migliori della mia vita.

Ritornare in Italia per le vacanze natalizie è stato qualcosa di speciale: i cenoni della vigilia, il pranzo natalizio pieno di leccornie cucinate con amore dalla mamma, mi hanno fatto venire in mente molti ricordi fino a farmi commuovere.

Festeggiato l’arrivo del nuovo anno, una fredda mattina di gennaio, mi sono messo vicino al camino della casa per leggere il giornale che arriva quotidianamente a casa nostra. Arrivato alla pagina degli annunci di lavoro, ho letto: “cercasi ragazzi giovani massimo ventinovenni per inserimento nella grande distribuzione, anche senza nessuna esperienza, con buone prospettive di crescita nell’ambito commerciale”.

Finite le vacanze, ho chiamato in Germania per dire che mollavo tutto, mi ero licenziato, ma tanto quel posto di lavoro non mi piaceva poi così tanto; ho inviato il curriculum a quell’azienda. Strano ma vero, mi hanno chiamato per un colloquio di lavoro!

Si trattava di una grossa catena di supermercati, presente in tutta Italia e in tutta Europa. Mi diressi verso gli uffici, così impersonali nelle loro ampie vetrate. Mi sedetti nella sala d’attesa, leggendo riviste varie. Appena il datore di lavoro mi ha chiamato, mi sono alzato di scatto, in una sorta di felicità e ansia insieme.

Finito il colloquio, con il solito “Le faremo sapere”,ho pensato che non fosse andato molto bene, che ero stato stupido a mollare il posto in Germania, ma quando meno me l’aspettavo, mi ha chiamato il datore di lavoro, dicendomi che ero dentro. Esplosi di gioia.

Ma il giorno dopo ho capito che il datore di lavoro mi aveva frainteso, io volevo lavorare nel marketing dell’azienda, a fare fatture, compilare assegni e stilare bilanci. Ora sono vestito tutto di bianco come un macellaio a gestire una macchina che taglia pezzi di carne. Un altro ragazzo come me sta dietro alla macchina confezionatrice. Ricordo che pensai che questo lavoro man mano mi avrebbe fatto fare strada nell’azienda, come capo di magazzino o della produzione, ma ora so che non sarà mai così.

2 thoughts on “35/2016. Cercasi giovane italiano precario

  1. Il racconto non è scritto benissimo però lo spunto è interessante, il tema è centrato e poi almeno c’è una storia.

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