36/2015. L’unica mia consolazione

Sono nato a Monaco come ebreo-tedesco, mi chiamo Jones Katrie.

 

Ho sempre partecipato a quasi tutte le riunioni politiche di quel tempo; era il 24 febbraio del 1920, quando nella grande sala della birreria reale di Monaco si tenne una delle prime assemblee del partito Nazionalsocialista (ancora decisamente giovane). In fondatore del Movimento non era altro che l’oratore presente nel bar: Adolf Hitler. Iniziò a parlare, l’ex imbianchino tedesco; durante il suo discorso, si esaltava e lo esprimeva attraverso i suoi caratteristici gesti consistenti nel solo movimento delle mani. Fino a quel punto era tutto filato liscio; incolpava tutti coloro che non mostravano alcun interesse per la politica, definendoli nulla facenti o senza ideali. La situazione però, iniziò a precipitare nel momento in cui Hitler menzionò per la prima volta gli ebrei; disse che per fare rialzare la Germania, sarebbe bastato reagire contro l’oppressione ebrea. Nel bar, queste parole non causarono solo scalpore, ma una vera e propria rissa tra i membri del partito Nazionalsocialista e gli ebrei presenti. Negli anni successivi, le cose degenerarono; Hitler iniziò pian piano ad acquisire potere tale da riuscire a sottrarre il ruolo di cancelliere ad Hidemburg. L’ultima volta che ascoltai un suo discorso fu precisamente alla radio di casa: “Dobbiamo distinguere con massima chiarezza fra lo Stato che è il recipiente e la razza che è il contenuto. E questo recipiente ha valore solo se sa contenere e custodire il contenuto, altrimenti non ha senso!”. Dopo queste parole, in sala si levò un forte applauso, l’oratore tedesco era riuscito a inculcare la sua ideologia a tutti, a partire dai bambini ariani. E’ a causa di tutto ciò che adesso mi trovo qui, in un lager di sterminio nazista, dove sono ammesse tutte le atrocità possibili nei confronti di un ebreo: dalle torture agli esperimenti (considerati “di sterminio” dai nazisti).Avete presente quella sensazione che si avverte dopo essere rimasto a digiuno per giorni e giorni? Come fate voi a provare questa sensazione se non avete mai sofferto la fame? Al di là di ciò, questo è quello che provo in questo preciso momento. L’ultimo alimento “decente” che ricordo di aver assaggiato è stata la carne a casa dei miei parenti, prima dell’inizio delle deportazioni.

A pensare che gli ufficiali nazisti si abbuffano di caviale e champagne nelle grandi sale riservate ai più grandi gerarchi tedeschi. Adesso sono qui, nonostante io sia cosciente del fatto che fa molto male pensare al passato, a cose che non è possibile più riavere, a cose che fanno già parte della fantasia in questo inferno senza ormai via d’uscita, non ne posso fare assolutamente a meno. Prima di fare ingresso nel campo, ero per così dire, una di quelle persone che “lasciava il piatto sporco”; mi vergogno di averlo fatto, adesso che mi trovo in queste condizioni disumane. Se si verifica un colpo di fortuna, ci danno delle bucce di patate; ( l’alimento era appena sufficiente per non farci morire) detto con  sincerità, e da giorni che non ne vedo alcuna. Quando questo accade, però, sprigiono tutta la mia fantasia cercando di “sostituire “ a quella misera scorza, un alimento commestibile come il pane. Questi bei pensieri, da  un certo lato fanno male, perché rievocano tutto ciò che fa parte del mio benessere passato, dall’altro, invece, mi consolano. Ed è per questo che il cibo non va buttato, perché è un amico di cui non  ci si  può fare a meno. Nel mio caso, ciò, è l’unica cosa in cui provo dolore e allo stesso tempo consolazione.

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