42/2016. Scuola serale

Era a scuola ormai dalle 3 ore che precedevano l’intervallo e ancora nessuno gli aveva rivolto la parola. In quel preciso istante cominciava l’intervallo ma nessuno gli chiese come al solito di venire al bar o semplicemente di fare un giro per la scuola.

Iniziava la quarta ora ,scienze, faceva fatica a seguire la lezione anche se si parlava di cose basilari almeno da quanto capiva dagli sguardi dei compagni e dalla velocità con la quale il prof spiegava.

La quinta lezione passò in fretta causa la mancanza della professoressa. Con la fine dell’ora uscirono tutti eccetto il ragazzo.

Continuava a fissare la lavagna aspettando una qualche spiegazione da una professoressa immaginaria, dal momento che quella era uscita dalla classe non notandolo minimamente.

Passarono i bidelli a pulire, senza notarlo cominciarono a pulire l’aula, spostando banchi e sedie come era loro solito fare, non toccando tuttavia il banco dove il ragazzo seguiva ancora la sua lezione immaginaria.

Uscirono in fretta dall’aula lasciandolo solo a riflettere, spegnendo la luce, anche se non era un problema per lui dal fatto che fuori c‘era ancora la luce che bastava per vedere e dovevano essere circa le 3,stando a quanto diceva il grande orologio nero posto sopra la lavagna.

Passavano le ore in modo continuo e ripetitivo e fu verso le 6 e mezza che si accorse di qualcosa che non andava.

I bidelli e tutti i professori erano probabilmente a casa con la ragazza o fuori con amici ma lui sapeva che a casa non ci sarebbe comunque nessuno ad aspettarlo.

Dopo le 7 si mise a piovere forte, con un ritmo incessante che batteva le finestre della sua aula, e mentre la piogga non accennava a smettere scese la sera,che in quel periodo di tardo autunno poteva già essere considerata notte fonda.

Nel silenzio spettrale che circondava la scuola si sentiva soltanto i rumore dell’acqua lungo i vetri e qualche lampo seguito da un boato che faceva tremare il ragazzo fin dentro le ossa.

Decise di alzarsi.

Salì al piano superiore per entrare nell’aula di scienze,era sempre stata la sua preferita dal momento che conteneva scheletri o riproduzioni di visi umani che gli ricordavano i suoi vecchi compagni che ormai dovevano essere morti da qualche decennio.

Un altro posto che amava era la palestra non tanto per gli amari ricordi ma per il fatto che era il luogo dove la gente si faceva male più spesso e lui,il dolore degli altri, lo amava.

Si sedette al centro della palestra e ascoltò.

Sentiva ogni minimo rumore da quel punto dell’istituto dai piccolissimi topi che giravano nelle tubature che sovrastavano il tetto al vento che soffiava con forza attraverso i lunghi corridoi ormai vuoti e privi dell’allegria che gli studenti usavano avere.L’ululare del vento gli ricordava le grida che sentiva quasi ogni giorno della sua vita passata, quando pestava o peggio i ragazzi di prima, e ricordava come ogni notte i corpi pallidi che erano ancora sepolti nel grande campo di erba incolta che circondava la scuola.

Sentiva gli echi delle voci che erano state in quella palestra nel corso degli anni e che lui conosceva una per una.

Sentiva la presenza che ogni notte lo opprimeva dall’esterno che tentava di rammendargli gli eventi del passato attraverso un flusso continuo di immagini.

I ricordi di quel luogo erano troppi da affrontare in una notte sola così si rimise in cammino per andare nelle fondamenta che un tempo fungevano da parcheggio ma che ora in disuso da anni erano diventati il covo di ragazzi che venivano lì a fumare o a compiere affari loschi, era insomma un luogo popolato dall’opposto dei ragazzi modello di cui tanto si parlava.

Ci andava pure lui, sempre da solo dal momento che non amava la compagnia

La notte stava volgendo al termine  e sapeva che la scolaresca sarebbe tornata da lì a qualche lunga ora.

Decise quindi di rivistare le ultime aule e magari lasciare qualche piccolo segno del proprio passaggio.

Vide un leggero chiarore e si accorse che stava per sorgere il sole,doveva fare in fretta.

Si mise a correre verso al sua classe per essere in tempo per la lezione,conoscendo le conseguenze di ciò che sarebbe successo se non ci fosse riuscito.

Sentiva i primi passi in corridoio dei bidelli che venivano ad aprire un momento le finstre.

Udì i primi schiamazzi dei ragazzi che stavano per arrivare.

Si sedette e si preparò per la lezione.

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