43/2016. Il tricolore della speranza

Le sette del mattino e il sole non era ancora spuntato completamente, ma tutto era già ben visibile: mi affacciai alla finestra e vidi il solito mare, il solito cielo e la solita spiaggia, ma qualcosa in quel paesaggio era mutato.

L’acqua limpida, morbida e delicata come un velo di seta, assorbiva il colore roseo dell’alba e rifletteva i raggi del sole. Quel giorno il cielo non ospitava nessuna nuvola, e la spiaggia era tranquilla, non troppo affollata.  Osservando il panorama, notai un certo strano movimento; forse erano uomini, o forse no.  Bizzarri individui cominciarono ad apparire all’orizzonte e grandi barche s’intravedevano solcare il mare, anche se in realtà, in proporzione al numero di creature che vi erano a bordo, costituivano uno spazio anche fin troppo limitato. Distolsi lo sguardo e decisi che era meglio andare in giardino per osservare con più attenzione e interesse la comparsa dei nuovi arrivati. Aprii la porta e la brezza mattutina mi inebriò, travolgendomi e accarezzandomi il viso delicatamente, come non mai.

Mi sedetti sul litorale ad ammirare il sole che cresceva sempre più, e in mezzo al mare, vedevo ancora quelle imbarcazioni che si avvicinavano lentamente alla costa. Nel frattempo, la spiaggia cominciava a straripare di persone e ogni secondo che passava si faceva sempre più fitta e affollata, così, decisi di allontanarmi e mi incamminai verso la scogliera. Lì oltre che ai pescatori, nessuno avrebbe potuto disturbare i miei pensieri. Passarono ben due ore prima che quelle strane navi raggiungessero la riva. Erano scoccate le dodici e la spiaggia cominciava a svuotarsi, quindi mi misi in cammino per osservare gli “stranieri” da vicino. Raggiunta la parte opposta alla scogliera, dove essi avevano ancorato le loro navi, mi nascosi dietro a una roccia e cominciai a osservarli con rara curiosità. Cominciarono a scendere uno ad uno, senza disordine; riuscii a osservarli meglio di quanto potessi immaginare e dopo circa mezz’ora decisi di tornare a casa perché ormai era pomeriggio inoltrato.

Il giorno dopo spalancai le finestre e scrutai la spiaggia: quelle grosse imbarcazioni erano ancora lì, ferme e ancorate al suolo, e i suoi passeggeri si erano stanziati intorno ad esse. Non sapevo perché fossero venuti fino a lì, ma qualcosa doveva pur averli spinti e un motivo ci doveva essere certamente. Forse, volevano solo esplorare un mondo che non avevano visto, di cui erano inesperti, oppure i luoghi da cui provenivano non permettevano loro di viverci, per diverse cause che ancora nonsapevo.

Dopo giorni e giorni rimasto a osservarli, capii i loro modi e le lor usanze che non erano molto differenti dalle nostre, anzi, erano piuttosto simili. La loro lingua invece, era abbastanza difficile e ci misi un po’ prima di riuscire a capire qualche parola. Tutto sommato, era un popolo come tanti altri che, in un momento di crisi, avevadeciso di provare a salvarsi, mettendo piede in altri luoghi, pur non conoscendoli, ma consapevole che vi erano probabilità di vivere meglio, e diverse opportunità per ognuno degli individui che ne facevano parte. Non sapevo ancora da dove venissero, ma presto l’avrei scoperto.

Il giorno seguente, presi coraggio e mi avvicinai a loro tentando di instaurare un dialogo anche se in cuor mio sapevo che non ci sarei riuscito. La loro reazione mi sorprese, poiché era molto diversa da quel che mi aspettavo; sebbene non mi avessero mai visto, non avevano un aria sorpresa. Mi guardai intorno e scambiai qualche sguardo con gli “stranieri” che ricambiarono la mia attenzione verso di loro. Li fissai per qualche minuto, senza togliere i miei occhi dai loro volti, illuminati dal sole della calda mattina d’Agosto e dopo poco cominciai a parlar loro, a capire i loro gesti e la loro lingua, ed è grazie a questo che compresi le ragioni per le quali si erano diretti qui, nel mio Paese. Mi fecero capire che, nelle loro terre d’origine, erano in corso diverse guerre per il controllo delle risorse e scontri civili finalizzate all’indipendenza, inoltre, capii che le loro famiglie si trovavano ancora là, in quei posti pericolosi e sotto la minaccia di conflitti armati ed altrettante ostilità. Essi, erano in cerca di una terra pacifica dove stabilirsi, e dove stare tranquilli senza pensare a quello che sarebbe potuto accadere. Alcuni di loro erano preoccupati per i loro familiari e i loro figli che purtroppo, non erano lì con loro ma sapevano che presto li avrebbero rivisti.  Ciò nonostante, c’erano molte donne e bambini tra la folla e negli occhi di ognuno di loro si intravedeva la speranza di fare una vita migliore lontano dalla morte e dalla violenza. Le lacrime scendevano e delineavano le guance di quella povera gente, che aveva perso tutto, la casa, la famiglia, il lavoro e la possibilità di essere felice. Alcuni di loro, per esempio erano morti durante il tragitto, nel tentativo di raggiungere le coste di un paese che avrebbe potuto offrir loro diverse opportunità, ed erano consapevoli del rischio che avrebbe portato loro questo viaggio, perché le imbarcazioni erano troppo piccole per il numero di persone a bordo e alcune navi sarebbero affondate negli abissi.

In quel momento erano lì, erano due o tre migliaia di persone che stavano per esser inserite ed accolte nel loro nuovo Paese ed erano pronte a sacrificarsi per la propria famiglia. La società non era sempre d’accordo riguardo al loro inserimento, perché le persone che arrivavano dall’oltremare cominciavano ad essere sempre più numerose e i flussi aumentavano e la loro presenza poteva rendere difficile la vita dei cittadini. Il lavoro cominciava a scarseggiare, persino per gli abitanti  stessi e per gli “stranieri” era sempre più difficile guadagnarsi da vivere. Ogni giorno sulle sponde di quel mare arrivavano migliaia e migliaia di persone che aspettavano e speravano solo di essere accolte, ma le difficoltà aumentavano e non era semplice trovare sistemazione a così tanti individui che mano a mano aumentavano.

I fortunati che riuscivano ad essere accolti trovavano umili dimore e lavori modesti che gli fruttavano salari miseri e permettevano loro di vivere al minimo delle loro esigenze e dei loro bisogni. Facevano tutto questo per salvare loro stessi e le loro famiglie da un destino triste, tra violenza e morte, e nessuno avrebbe voluto vivere in tali condizioni. Alcuni, non trovavano chi poteva ospitarli e si rifugiavano nei parchi e nelle stazioni delle grandi città. Il Paese, si preoccupava di tradurre le leggi nella lingua degli stranieri in modo tale che anche loro potessero capirle e rispettarle senza troppi equivoci e problemi. Lo Stato decise anche di aprire edifici per ospitare i flussi dei migranti che presero il nome di “Centri accoglienza”, in modo tale che almeno una piccola percentuale di essi trovasse un rifugio sicuro; altri centri di seconda accoglienza chiamati “Sprar”non erano indirizzati a un soccorso istantaneo di chi arriva, ma all’inserimento degli stranieri che sono già stati accolti. Al giorno d’oggi, però, lo Sprar ha la funzione anche di prima accoglienza perché gli altri centri, sono già sovraffollati. La decisone di accogliere così tanti immigrati non è appoggiata da tutti e ci sono diverse polemiche a riguardo, poiché è un Paese in crisi economica, ed ogni giorno ci sono più individui bisognosi di uno stipendio che probabilmente rimangono senza lavoro. Questa è l’Italia del 2016 che nonostante tutto accoglie immigrati e li salva dalle acque ogni giorno.

Oggi si continua così, a soccorrere queste persone che arrivano dal mare ed inconsapevoli del proprio destino, ma che hanno bisogno di aiuto per salvare loro stessi e le loro famiglie da un futuro che li porterebbe alla morte. L’Italia, questo Paese che ha aperto le barriere ai flussi migratori, oggi non sa come gestire la situazione e cerca di andare avanti.

24 thoughts on “43/2016. Il tricolore della speranza

  1. Bel testo, mi piace il modo in cui è stato trattato un argomento cosi serio e sentito nel nostro paese.

  2. Tema bello e molto reale.
    Impostato e scritto molto bene come se fosse fatto da un vero scrittore.BRAVA

  3. Tema che tratta il problema attuale che l’Italia si trova ad affrontare. La motivazione che mi spinge a votare questo tema è la voglia, da parte dello scrittore, di sviscerare le situazione…
    Osservando ed avvicinandosi per scoprire chi sono questi “stranieri”
    senza che il pathos potesse prender il sopravvento e render il testo “già letto mille volte”. Complimenti!!!!

  4. Complimenti a colui/lei,per aver svolto con chiarezza e in modo esaustivo,un tema ampiamente discusso e motivo di molti scontri attualmente.

  5. Bello, bellissimo perché dura e triste realtà dei giorni nostri. Complimenti x le parole che toccano il cuore di chi lo legge

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