55. Aspettando il sorgere del sole

Genere: introspettivo

Faceva freddo tra le calde mura di casa. Sguardi distanti e sorrisi distaccati ci circondavano, come se fossimo stati colpiti da un lutto nazionale, da una morte improvvisa che inebriava le menti e oscurava i volti. Lui solamente sembrava aver acceso un lume di conforto, un lume così debole che sarebbe diventato un faro maestoso e imponente di fronte al più piccolo porto.
Trascorrevo ore, forse istanti, a fissare quegli immensi occhi blu. Prendevo la mia zattera e in balia dei venti mi lasciavo trasportare, cullata dalle onde di quel lieto mare. Capitava persino di dover affrontare tempeste silenziose e di remare verso il faro per ritrovare gli scogli, unico appiglio.
Di giorno la luce non si vedeva, era oscurata da quella del sole che batteva sul viso accentuando sempre di più i solchi che scolpivano il suo volto.
Anche Lui si era accorto che qualcosa stava cambiando.
Lo potevi scorgere seduto davanti allo specchio con una mano tra i capelli e lo sguardo, quel rassicurante sguardo, pietrificato da un gelido vento invernale . La barca non c’era più. Il faro si era spento.
Solo il piccolo pescatore guardava verso l’oceano sconfinato, aspettando il sorgere del sole.

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